Concorso a cattedra. Una prova che avvantaggia chi ha una preparazione più debole. Lettera

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Gentile redazione, fresco reduce dalla prova scritta del concorso per la classe A021 Geografia, volevo esprimere qualche considerazione in proposito. La prova, per come è stata strutturata, mi ha lasciato basito. Spiego subito il perché.

Gentile redazione, fresco reduce dalla prova scritta del concorso per la classe A021 Geografia, volevo esprimere qualche considerazione in proposito. La prova, per come è stata strutturata, mi ha lasciato basito. Spiego subito il perché.

1. Le domande aperte vertevano su temi di grande respiro ed erano formulate in modo estremamente generico (salvo una, alquanto criptica). Certo, quesiti interessanti, ma del tutto improponibili considerando il tempo a disposizione. Forse qualcuno, dagli alti scranni del Miur, si sente di affermare che è possibile rispondere in modo minimamente adeguato, in circa 18 minuti (al netto del tempo da lasciare ai quesiti in lingua), a domande che riguardano il rapporto tra clima e attività antropiche, le migrazioni del passato e del presente (!), la biodiversità?

Per un docente che abbia una seria preparazione, due quesiti di questo tipo erano già più che sufficienti, insieme con le dieci domande di inglese, per riempire i 150 minuti a disposizione. Invece le domande erano sei e due richiedevano di predisporre un'unità di apprendimento.

E' facile credo intuire come una prova così strutturata, non dando al docente la possibilità di esprimere le proprie conoscenze e competenze, avvantaggi chi ha una preparazione più debole: tutti o quasi sono infatti in grado di scrivere una dozzina di righe di risposta su temi di questa portata. Il docente preparato ha provato a far ricorso a improbabili doti miracolistiche: leggere al volo il quesito, organizzare mentalmente le proprie idee e immaginare una struttura coerente e sintetica della risposta in pochi secondi e poi mettere tutto per iscritto alla velocità della luce, sempre con l'assillo di un tempo che eufemisticamente poteva definirsi tiranno.

L'imperativo era correre, correre senza mai fermarsi, come dei Forrest Gump della scuola. Il cronometro è stato il vero arbitro di questa prova. E c'è anche un aspetto beffardo. Con grande ritardo, i docenti hanno appreso i criteri che definiscono la griglia di valutazione. Ebbene, tra essi compare anche la "completezza". Ne deduciamo, dunque, che in 18 minuti si sarebbe dovuto elaborare una risposta completa a un quesito sulle migrazioni del passato e del presente, argomento sul quale sono stati prodotti numerosi e ponderosi tomi. Solo un perfetto ignorante avrebbe potuto esprimere tutto quanto conosce sull'argomento con quella striminzita tempistica.

Ma non basta. Già, perché un altro criterio oggetto di valutazione è quello dell'originalità. Dunque, sempre nei 18 minuti, mentre le dita battevano ininterrottamente sui tasti, in un'aula che pareva di dattilografi più che di geografi, bisognava anche pensare di essere originali. Niente di più: il dono della bilocazione, quello no, non era richiesto. Troppa grazia.

2. In un concorso pubblico, tenuto conto della posta in gioco, ci si aspetta che la prova sia strutturata in modo da consentire una valutazione in grado quanto meno di avvicinarsi all'oggettività. Molto buona a mio avviso fu, per esempio, la preselezione per accedere al corso di abilitazione: 50 domande a risposta chiusa sulla disciplina, che potevano essere corrette o errate, valutate da un lettore ottico. In scala da 0 a 100, l'oggettività della valutazione era pari a 100. Con la prova appena sostenuta, esattamente all'opposto, si rischia che l'arbitrarietà della valutazione si avvicini al massimo e certo non per colpa dei commissari incaricati dell'ingrato compito di valutare gli elaborati. Sono molti i colleghi che si chiedono che cosa sarà valutato: magari anche le tante omissioni causate, per i docenti preparati, solo dalla mancanza di tempo?

Si è tanto deprecato il nozionismo, ma 50 domande che spaziavano un po' su tutto lo scibile della materia consentivano almeno di comprendere il grado di preparazione generale del docente. Si sono sostituite con una prova valida soprattutto a misurare la velocità di digitazione e la saldezza di nervi, posto che occorreva mantenere la massima concentrazione dal primo all'ultimo secondo. Non è mancata, ovviamente, la beffa finale: il tempo si chiude mentre si sta modificando una risposta e nessuno, della commissione di vigilanza, è in grado di rispondere con certezza a un'elementare domanda: Che cosa è stato salvato? Tutto? Solo ciò che in precedenza era già stato salvato? Magari nulla, viste le conclamate falle di questo software? Ma sì, in fondo è un dettaglio, diamine.

In definitiva, nello strutturare la prova si è sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare, si è partorito un non senso, un'assurdità, con la quale si andrà ora a discriminare tra docenti validi e meno validi. Una prova che definirei semplicemente imbarazzante, per chi l'ha concepita e per chi ne ha concesso l'imprimatur. Sotto l'egida della cosiddetta "Buona Scuola", ovviamente.

p.s.
Con riferimento a una precedente lettera, in cui un candidato che ha sostenuto la prova di Geografia in Campania affermava che i candidati erano seduti uno di fianco all'altro, con la possibilità quindi di sbirciare sul monitor del vicino, preciso che non si è affatto trattato di un caso isolato: nella nostra aula è accaduta la stessa cosa e, mi pare di aver capito, anche altrove. 

Sergio Mantovani
Cremona

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