Concorso a cattedra. Nell’operato di queste commissioni c’è qualcosa che non torna.Lettera

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Gentile Redazione, sono una docente di Italiano e sto seguendo, attraverso alcuni giovani colleghi, quanto accade nell’ambito delle prove orali del Concorso Docenti in Campania per le classi di concorso A12/A22 (Discipline letterarie), A11 (Discipline letterarie e Latino), A13 (Discipline letterarie, Latino e Greco).

Gentile Redazione, sono una docente di Italiano e sto seguendo, attraverso alcuni giovani colleghi, quanto accade nell’ambito delle prove orali del Concorso Docenti in Campania per le classi di concorso A12/A22 (Discipline letterarie), A11 (Discipline letterarie e Latino), A13 (Discipline letterarie, Latino e Greco).
Le mie considerazioni partono dalle tracce predisposte per la prova orale dalle Commissioni (tre per italiano, una per latino, una per greco) che operano in queste settimane presso il Liceo Umberto di Napoli: “Il candidato evidenzi gli elementi significativi e imprescindibili della trattazione del seguente argomento… inerente all’insegnamento della materia (Italiano, Storia, Geografia, Latino…)… nell’ambito di una specifica ed articolata progettazione didattica che contempli: l’ordine, l’indirizzo scolastico e la classe; l’articolazione dei contenuti e la durata della proposta didattica in riferimento ad obiettivi specifici di apprendimento e ai traguardi per lo sviluppo delle competenze previste dalle Indicazioni nazionali per il curricolo e dalle Linee guida; la metodologia scelta per la trattazione dell’argomento anche con riferimento all’eventuale presenza di alunni con BES; l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione o di altri mezzi e strumenti a supporto della trattazione; le modalità di verifica e valutazione e l’eventuale ricorso a strategie di recupero e potenziamento”.

Le indicazioni date ai candidati per la prova orale sono confuse e contraddittorie: mentre si parla di obiettivi specifici di apprendimento (l’espressione riguarda la formazione liceale), si chiede di tener conto delle Indicazioni nazionali per il curricolo (scuola primaria e scuola secondaria di primo grado) e delle Linee guida (che riguardano gli istituti tecnici e professionali) non solo a candidati che devono sostenere la prova per Italiano, Storia, Geografia, ma anche a coloro che devono sostenere la prova orale per Latino e Greco, discipline che si insegnano nei Licei. Nessun cenno, invece, alle Indicazioni nazionali per i Licei del 2010 che sono il testo normativo di riferimento per l’istruzione liceale. 
Chi ha formulato la traccia aveva le idee un po’ confuse… 

Qualche altra osservazione. Tema proposto: ”Le ultime raccolte poetiche di Montale. Analisi e commento di Cigola la carrucola del pozzo”. Tutti quelli che insegnano italiano probabilmente sapranno, senza aver bisogno di consultare alcun manuale o di aiutarsi con ricerche su Google, che Cigola la carrucola del pozzo è una delle più famose poesie di Ossi di seppia, che è la prima raccolta di Montale. Non avremmo voluto essere nei panni del candidato che ha estratto a sorte questa traccia: di cosa avrà trattato nella sua proposta didattica? Dell’ultimo o del primo Montale?
Prova di Latino. Tema proposto: “Cicerone, retore anomalo”. E di cosa mai si dovrà discutere in questo percorso didattico? Boh! Nessuno ha mai spiegato ai ‘giustizieri’ della commissione di Latino, che si divertono a bocciare in alcune sedute di esame 4 candidati su 6, che Cicerone andrebbe definito tutt’al più ‘anomalista’ e non ‘anomalo’? E ancora: commissari che dichiarano, a proposito di TIC, che Open Office è a pagamento e che un docente lo deve ben sapere perché quando si progetta nella scuola bisogna fare i conti con le esigue risorse economiche; altri che chiedono spiegazioni su ìllic, mentre ogni diligente studente di latino sa che si pronuncia illìc… Qualcun altro discetta sulla differenza tra vocabolario e dizionario (fondamentale per valutare un’aspirante docente…) e non sa – lui che non perdona nulla ai candidati – che Luca Serianni, illustre linguista, sul sito dell’Accademia della Crusca afferma che “…nei titoli delle grandi opere lessicografiche dell'italiano contemporaneo domina dizionario (per esempio: De Felice-Duro, De Mauro, Devoto-Oli, Garzanti, Palazzi-Folena, Sabatini-Coletti) ma a vocabolario si richiamano l'Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani (col Vocabolario diretto dal compianto Aldo Duro) e la Zanichelli (con lo Zingarelli)”. Per cui è sempre possibile, conclude Serianni, adoperare vocabolario anche in riferimento a un’opera lessicografica. E allora? Quale sarà mai la fondamentale, imprescindibile, differenza tra vocabolario e dizionario che tanto piace al nostro? 

Non possiamo non citare, poi, il povero Plauto, brillante autore della commedia latina, che è diventato il terrore dei giovani docenti che stanno sostenendo il colloquio di latino.
Non c’è giorno di esame in cui non spuntino fuori 2 o 3 tracce dedicate a Plauto (sarà per caso l‘unico autore che i commissari di latino conoscono? No, perché mentre i candidati ne discutono, uno dei commissari consulta un manuale…). Dell’opera di Plauto si chiede di indagare aspetti minuziosi, di proporre analisi e riferimenti alle commedie meno lette e studiate; insomma roba da specialisti, adatta casomai a un corso monografico universitario, per la quale – questo ci preme sottolineare – non ci sarà mai posto in un’aula scolastica e su cui, invece, si chiede ai candidati di simulare assai improbabili lezioni. 

Ai malcapitati di turno ai quali tocca in sorte il buon Plauto è, poi, sempre rigorosamente richiesta la lettura metrica e pare che questo sia spesso l’elemento decisivo per il superamento della prova: non contano più “la specifica ed articolata progettazione didattica” con le scelte metodologiche e tutto il resto che la traccia richiede… La lettura metrica dei versi plautini, tra l’altro, non è prevista né nei percorsi universitari né in quelli abilitanti (che pure sono tenuti da docenti universitari) dei futuri docenti; figuriamoci se può essere proposta in un percorso liceale.
Pertanto nell’operato di queste commissioni c’è qualcosa che non torna.

La lotteria delle tracce, caratterizzate da evidentissime disparità (non è la stessa cosa prevedere una progettazione didattica su un passo studiatissimo del De rerum natura di Lucrezio o sugli aspetti linguistici del Bellum Hispaniense pseudocesariano), sicuramente non servirà a selezionare i migliori. Non si selezionano i futuri docenti della Campania chiedendo loro di imparare in ventiquattr’ore cose che non proporranno mai ai loro alunni e che, ne sono certa, neanche i ‘giustizieri’ di cui sopra propongono ai loro studenti.
La ringrazio per l’attenzione.
Cordiali saluti,
Antonella Cirillo

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