Concorso a cattedra. ADIDA:” Le vittorie al TAR smentiscono il ministro!”

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ADIDA – Meno male che il Ministro Giannini si era prodigata ad affermare che il primo requisito del Concorso fosse l'essere a prova di ricorso… Invece, arriva dal TAR il primo passetto verso lo smantellamento di un impianto iniquo, quanto incostituzionale, grazie ai Decreti emanati dal Tribunale amministrativo del Lazio che hanno ammesso alle procedure concorsuali un centinaio di persone ingiustamente escluse, a nostro avviso, dal Concorso a cattedra 2016.

ADIDA – Meno male che il Ministro Giannini si era prodigata ad affermare che il primo requisito del Concorso fosse l'essere a prova di ricorso… Invece, arriva dal TAR il primo passetto verso lo smantellamento di un impianto iniquo, quanto incostituzionale, grazie ai Decreti emanati dal Tribunale amministrativo del Lazio che hanno ammesso alle procedure concorsuali un centinaio di persone ingiustamente escluse, a nostro avviso, dal Concorso a cattedra 2016. Da quando Adida è nata, si è battuta indistintamente per tutte le categorie che di volta in volta hanno subito illogiche esclusioni, ora dal sistema di formazione, ora dal reclutamento. Sono anni che assistiamo a tutto e al contrario di tutto, ma sempre in una unica direzione, quella del contenimento dei numeri, non in base al merito, sbandierato criterio vuoto e senza precisi contorni perché di volta in volta modificati in base a strumentalizzazioni politiche, ma nella direzione dei tagli e della limitazione di accesso, anche se “solo” alla formazione, che invece è e rimane un diritto costituzionale.

Ma tra i diritti e i principi travisati, vi è anche l'accesso ai concorsi pubblici in situazione di uguaglianza e di pari opportunità, quelle negate a coloro i quali hanno dovuto tentare la strada del ricorso, anche dopo anni di insegnamento e di formazione, per poter almeno partecipare ad un Concorso già discutibile, per modalità e tempi di attuazione anche per coloro i quali è stato bandito, i docenti abilitati.

Con i Decreti di ieri, quindi, si apre una voragine, quella di capire come sarà possibile conciliare le legittime richieste di chi sollecita un piano di assunzioni transitorio (gli abilitati appunto, per i quali questo concorso è una vera e propria ingiustizia, per di più illogica, se paragonata al piano di assunzioni che ha immesso in ruolo persone senza servizio, quindi “non precari”, lasciando fuori precari storici e persone qualificate con titoli identici a chi è stato assunto) con le altrettanto legittime richieste di quanti, con titolo valido all'insegnamento, non possono nemmeno partecipare al concorso.

Tra le tante categorie escluse dal Concorso, due sono quelle che maggiormente evidenziano la truffa che questo concorso costituisce per coloro che, pur in osservanza delle leggi e dei criteri fissati dallo stesso MIUR, sarebbero esclusi dal concorso, se non ricorressero alla magistratura: gli abilitandi PAS e gli specializzandi per il sostegno. I loro corsi, infatti, terminano una manciata di giorni dopo la conclusione delle procedure di iscrizione fissate da un bando che esclude, fino a data da destinarsi, la spendibilità del loro titolo ai fini del reclutamento, e questo accadrà anche per un eventuale incarico a tempo determinato, se si ricorda che la Legge 107 prevede che dopo trentasei mesi un precario non possa essere più assunto ma al massimo risarcito, in barba alle normativa europea contro lo sfruttamento del precariato.

Una legge contorta e illogica in ogni sua parte, quella voluta dall'attuale Governo e votata da una maggioranza illegittima, perché continuamente modulata su interessi momentanei e unita, nel caso che ci riguarda, solo dalla volontà di infliggere alla scuola un colpo durissimo e di eliminare il precariato negandone il suo stesso status.

Anche gran parte degli esclusi dal concorso, infatti, sono docenti a pieno titolo, assunti dalla III fascia di istituto, gran parte dei quali esclusi dai Percorsi abilitanti speciali riservati ai docenti con servizio istituiti nel 2012. In questi quattro anni, tuttavia, gli anni di servizio al loro attivo si sono moltiplicati ma il Governo, nonostante le richieste pressanti, si è trastullato dimenticando che l'abilitazione, anche in vista della riforma che ha voluto, fosse una priorità, oltre che un diritto dei docenti di III fascia i quali, dopo aver servito lo Stato, stanno per essere messi alla porta.

Poi ci sono tutti gli altri, compresi i neolaureati, i dottori di Ricerca, gli insegnanti tecnico pratici, i grandi dimenticati da almeno quindici anni, coloro i quali hanno visto cambiare la fisionomia delle loro classi di concorso nonostante il loro titolo sia stato definito dalle università statali italiane, i docenti immessi in ruolo con riserva, ecc. Una lista lunghissima di persone che meritavano e meritano tutt'ora il rispetto delle istituzioni, visto che le istituzioni stesse hanno definito, in termini formativi e professionali, il loro profilo anche in funzione dell'insegnamento, un contingente numericamente significativo che va ad aggiungersi a quanti hanno inoltrato domanda on line prevista dal bando. E non si tratta di giovincelli, o di persone senza titolo, ma di persone qualificate, il cui titolo, sebbene valido all'insegnamento, è stato di fatto disconosciuto esclusivamente ai fini del concorso, per contenere il numero dei candidati.

Ma le assurdità, non finiscono qui e, se è vero che sono quasi 170.000 le domande, è vero anche che gran parte dei candidati, se non tutti, insegna già, assunta dalle graduatorie d'istituto per l'intero anno scolastico, anche sul potenziamento, quello istituito dalla stessa Legge 107. Allora i posti ci sono, allora non ha senso spendere trecento milioni di euro per bandire un concorso… evidentemente lo Stato, guidato dall'attuale Esecutivo, senza badare a spese, ha in mente di sfruttare ancora i docenti da precari, perché si sa bene che i posti disponibili saranno spalmati su tre anni e che comunque non copriranno l'intero fabbisogno, che aumenterà a seguito dei pensionamenti imminenti.

Si fa fatica a capire la logica di tutto questo, o forse ci si rifiuta di capire, quando sarebbe bastato il buon senso a definire qualcosa di più equo ed organico. Ancora saremmo in tempo, le leggi si possono fare, disfare, abrogare, modificare, in una infinita possibilità di soluzioni migliori di quella definita dalla riforma della scuola, rispettando diritti ed aspettative, senza creare disparità e alimentare contrapposizioni. Ma, a parte le opposizioni, non si riesce a intravedere un cedimento nella maggioranza che sostiene il Governo, e si è costretti a ricorrere alla giustizia per riequilibrare ciò che la politica nega.

I docenti abilitati che dovranno partecipare al concorso, tuttavia, viste le sentenze recenti, si sentono doppiamente truffati, perché vedono aumentare i numeri, già abnormi, di candidati, con probabili ripercussioni sull'andamento generale del concorso stesso, già visto come una polpetta avvelenata, perché lascerà escluso dalla stabilizzazione almeno un abilitato su tre.

Qui entrano in gioco le associazioni come Adida, capaci di aggregare con etica e coerenza diverse e contrapposte posizioni, in linea con la sua storia e con i suoi obiettivi, quelli di battersi per il riconoscimento dei docenti “invisibili”, alle istituzioni e all'opinione pubblica, indipendentemente dalle etichette che arbitrariamente vengono loro cucite addosso, secondo parametri di volta in volta strumentalmente confezionati. Continueremo a batterci, sia invocando un ripensamento da parte del MIUR, sia chiedendo l'impegno delle opposizioni affinché si facciano carico con coerenza, come dichiarato, anche in futuro, di tutti i precari della scuola.

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