Concorso 2016, è facile fare ironia sugli errori degli altri. Lettera al dottor Stella

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Per il dott. Stella, a seguito dell’articolo di ieri.

Costernato dal suo impietoso commento di ieri, dott. Stella, Le scrivo per riflettere che è facile fare ironia sugli errori degli altri. Il difficile è mettersi nei panni degli altri. 

Per il dott. Stella, a seguito dell’articolo di ieri.

Costernato dal suo impietoso commento di ieri, dott. Stella, Le scrivo per riflettere che è facile fare ironia sugli errori degli altri. Il difficile è mettersi nei panni degli altri. 

A parte il fatto che la lingua , una lingua, non è mai una condizione statistica, ferma , ma è sempre in divenire, altrimenti saremmo ancora all’italiano del Dolce Stil Novo o di Dante, cioè parleremmo e scriveremmo un italiano latinizzato, volgarmente  italianizzato e cc. Ecc. , per cui scrivere parole abbreviate tipo cmq per comunque, fa parte dell’evoluzione dei tempi, come scrivere 1 per uno, ecc. che non è elegante ma che ti fa lo stesso capire quello che si vuole scrivere e se il 90% della popolazione nel futuro scriverà così, dobbiamo adeguarci,  a parte questo dicevo e mi domandavo se lei , come ha fatto invece il prof. Ernesto Galli della Loggia, ha mai dato un’occhiata alle cervellotiche domande della prova scritta e anche lì il prof Galli della Loggia vi trovò qualche improprietà in una domanda di storia.

Vada a leggere per cortesia un po’ di quelle domande a cui bisognava rispondere in 15 minuti circa e faccia lei lo sforzo o si metta nei panni di uno qualsiasi dei concorrenti e veda se ce la fa a rispondere a una di quelle improponibili domande che in 15 minuti diventano giochini da lascia o raddoppia ( sa quante volte ho dovuto tornare indietro a correggere le parole che sto battendo alla tastiera mentre le scrivo?) Ecco si immagini lo stesso per un concorrente . 

Le domande erano sei  della propria disciplina e due per la lingua straniera. Ogni domanda , se la vogliamo vedere da un’altra angolatura, era pure pertinente alla materia che si deve conoscere e insegnare. Ma bastava un’unica esposizione dando, però al concorrente 6 ore di tempo per la risposta adeguata, come si faceva una volta, nei vecchi tipi di concorso.

Questo non è stato un concorso , ma una lotteria, un’estrazione a sorte , un massacro di professionisti seri ed onesti che stanno cercando di completare il loro percorso di vita con una sistemazione definitiva di lavoro, uno dei più difficili, forse più difficile del Suo lavoro. E’ mai entrato in una classe ad insegnare? Faccia questa prova. E si badi bene che stiamo parlando di persone laureate dalle Università italiane, abilitate all’insegnamento dalle massime autorità accademiche, che vogliamo di più? Dove sta il difetto ? nel manico o nella testa? Da chi dobbiamo far abilitare i nostri docenti ? Dagli Eschimesi? Dai Francesi, dai Tedeschi? Non voglio  più tediarla, anche perché non so se leggerà questa mia mail, ma la invito a leggere l’allegato che scrissi per Tecnica della Scuola e Orizzonte Scuola qualche settimana fa, circa il fatto che voglio vedere cosa farà il signor ino Renzi e l’effabile prof.a Giannini circa le cattedre scoperte dopo il concorso che se verranno date agli insegnanti “asini” sarà fatta una di quelle figuracce all’italiana degna da guinness (?) ( non mi ricordo più come si scrive, me lo corregga lei dott. Stella) dei primati: prima li abiliti, poi li bocci e poi li rimetti in cattedra. W la squola! Si è capita l’ironia della ultima parola? Comunque, È sempre un piacere leggerla.

Giovanni Cappuccio già D.S.

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