Concorrenza e incentivi al merito: la ricetta di “Fare per Fermare il declino” per la scuola

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Daniela Sala – La lista di Oscar Giannino, Fare per Fermare il declino ha pubblicato sul suo sito dieci proposte. Parole d’ordine: razionalizzare la spesa e liberalizzare. Per quanto riguarda la scuola anche per Fid è necessario “rifondare il sistema educativo”: dal reclutamento degli insegnanti alla formazione dei dirigenti, autonomia e orario docenti.

Daniela Sala – La lista di Oscar Giannino, Fare per Fermare il declino ha pubblicato sul suo sito dieci proposte. Parole d’ordine: razionalizzare la spesa e liberalizzare. Per quanto riguarda la scuola anche per Fid è necessario “rifondare il sistema educativo”: dal reclutamento degli insegnanti alla formazione dei dirigenti, autonomia e orario docenti.

E a scuola e università è dedicato il nono punto, che riportiamo integralmente:
“Ridare alla scuola e all’università il ruolo, perso da tempo, di volani dell’emancipazione socio-economica delle nuove generazioni. Non si tratta di spendere di meno, occorre anzi trovare le risorse per spendere di più in educazione e ricerca. Però, prima di aggiungere benzina nel motore di una macchina che non funziona, occorre farla funzionare bene. Questo significa spendere meglio e più efficacemente le risorse già disponibili. Vanno pertanto introdotti cambiamenti sistemici: la concorrenza fra istituzioni scolastiche e la selezione meritocratica di docenti e studenti devono trasformarsi nelle linee guida di un rinnovato sistema educativo.Va abolito il valore legale del titolo di studio”.

Os.it ha intervistato Rosamaria Bitetti, tra i coordinatori del gruppo tematico

Nel vostro programma invocate “cambiamenti sistemici” che permettano di spendere non meno ma meglio. A quale riforme in particolare vi riferite?

Al momento le risorse usate per la scuola italiana sono il doppio rispetto, ad esempio alla Germania. Il problema è che non c’è nessun premio per chi lavora bene: le scuole devono essere invece inserite in un sistema che incentivi i comportamenti virtuosi. Questo si risolve cambiando il sistema degli incentivi e premiando il merito. Crediamo che il modo migliore per riconoscere il merito sia attraverso al concorrenza. I test standardizzati come l’Invalsi hanno certamente dei limiti ma rappresentano senz’altro ma rappresentano comunque una base di partenza per il confronto.

Ma a quali criteri pensate per identificare i docenti meritevoli?

Bisogna pensare ad un valutazione in parte attraverso i test standardizzati e in parte lasciata al giudizio interno di dirigenti scolastici e degli organi collegiali. E proprio per questo è importante riprendere il discorso sull’autonomia.

A proposito di autonomia cosa salvereste del ddl Aprea?

Il ddl era fumo negli occhi: parlava della composizione degli organi ma non di cosa potevano decidere. Si può salvare lo spirito del ddl ma bisogna trasformarlo in qualcosa di diverso e concreto. Un punto da salvare è poi l’interazione con enti no profit e l’idea di una rete di scuole.
Nella scuola come in altri campi in ogni caso il metodo migliore è sperimentare: proprio per questo non si può pensare a una soluzione univoca, ma praticata caso per caso. Un punto certo è che la concorrenza non può essere al ribasso ed è epr questo necessario un controllo esterno, attraverso i test standardizzati o altri sistemi.

Cosa pensate dell’eventuale ingresso di privati o aziende negli organi collegiali?

Non ci vediamo nulla di male perché quando non bastano le risorse del pubblico è giusto che subentrino quelle del privato. Anche perché i privati sono soggetti al controllo più attento: quello dell’opinione pubblica. Se un privato entra nella scuola certo non lo fa per un vantaggio economico diretto ma, casomai di visibilità. E poi la scuola è un settore in cui il ruolo del consumatore, genitori e studenti, è particolarmente attivo.

Ma non sarebbe una rischiosa delega del controllo?

Se vogliamo una società di persone produttive in grado di crescere dobbiamo accettare di condividere le responsabilità: non possiamo aspettarci che tutte le soluzioni arrivino dall’alto, sopratutto nella scuola.

Ma di nuovo non riesca di essere una scommessa un po’ azzardata?

Beh ci sono delle regole chiare e uguali per tutte che vanno rispettate. E poi non vedo perché un’impresa dovrebbe investire in una scuola se non per formare adeguatamente studenti che vorrebbe in futuro assumere.

Cambiamo argomento. Dirigenti scolastici: è sufficiente un concorso a selezionare una figura così delicata?

Le capacità manageriali sono molto difficili da identificare tramite un concorso. Comunque in qualsiasi campo reale dell’economia non ci sono concorsi per diventare manager.
Quello che pensiamo sia opportuno fare è assumere tramite un concorso ad evidenza pubblica delle società specializzate nell’individuare le persone più adatte e dotate di requisiti minimi fondamentali e attraverso il concorso individuare tra questi i più meritevoli.
Infine, specie per i dirigenti, è necessario che non siano inamovibili, per garantire il meccanismo di garanzia e di controllo.

Passiamo al reclutamento dei docenti, quali innovazioni prospettate?

È una domanda che ha molte risposte. Nel breve periodo vanno considerati i diritti delle persone a cui è stato chiesto di seguire una certa procedura, affrontando anche delle spese per l’abilitazione e che hanno, non dico un diritto, ma almeno un interesse legittimo nei confronti della pubblica amministrazione. D’altra parte bisogna spostarsi verso un modello che garantisca il merito e che contrasti l’inamovibilità. Un modello estremo, in questo senso è quello inglese: si accede ad un albo sulla base di determinati requisiti e poi sono le singole scuole a decidere chi assumere. Ovviamente non è una cosa che in Italia si possa fare oggi, ma una cosa è certa: le liste ad esaurimento vanno cancellate. Per ora si può almeno fare in modo che una parte delle assunzioni vada a quelli che oggi sono i più meritevoli e non solo a quei docenti arrivati quasi in fondo alla graduatoria venti anni fa.

Quindi l’idea per ora è proseguire lungo il corso tracciato dal Ministro Profumo?

Sì, e poi promuovere un ‘ottica per cui la scuola non è fatta non per chi ci insegna ma per chi ci studia.

Però questa sistema del doppio binario significherebbe non riuscire a esaurire le graduatorie per almeno dieci anni.

Beh ma l’interesse non è un diritto. Bisognerà comunque trovare una via di mezzo tra tutti. E c’è anche il diritto di chi non si può esprimere in un contesto politico, come i ragazzi che sono a scuola, e che hanno diritto ad un sistema efficiente.

Voi ritenete insomma che l’attuale sistema di reclutamento sia una delle cause dell’inefficienza del sistema scolastico?

Assolutamente. Tanto che l’idea delle graduatorie è fondata su un’idea di scuola come welfare per i docenti, più che di diritto degli studenti.

È ipotizzabile che razionalizzando la spesa un eventuale disavanzo delle risorse sia usato come investimento nel personale?

Il nostro programma prevede tagli nei prossimi 5 anni e la scuola è uno dei pochi settori in cui non prevediamo tagli. Nuove risorse potrebbero essere trovate attraverso partnership con i privati, in ogni caso non verrebbero usate direttamente per regolarizzare i precari ma per introdurre meritocrazia attraverso incentivi a chi raggiunge i risultati migliori.

Per quanto riguarda l’orario dei docenti, ipotizzate modifiche?

In questo momento di sacrifici per tutti si può spingere in direzione di un aumento dell’orario dei docenti, tenendo però conto che ci sono delle ore di lavoro che non sono computate nelle 18 di lezione.

In che modo?

Cioè rendicontandole nel momento in cui si decide per l’adeguamento del monte ore dei docenti italiani a quello dei colleghi europei.

Ocse, Pirl, Iinvalsi, il sud arranca. Quali le cause e le soluzioni?

È un problema generale della pubblica amministrazione al sud. È necessario innanzitutto comprendere questi risultati e le cause, commissionando studi indipendenti e approfonditi, prima proporre soluzioni.

Per quanto riguarda infine la scuola media, che ha dato pessimi risultati ai test Invalsi. Quali le possibili soluzioni?

Credo che il problema non sia del sistema scolastico di per sé: altri paesi con un organizzazione dei cicli scolastici simile danno risultati migliori. In ogni caso credo che la concorrenza e l’incentivazione del merito gioverebbe anche in questo caso.

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