Chiamata diretta, Nigi (SNALS): occasione per dirigenti assumere nipote o nipote dell’amico. Uffici legali sindacati pronti ad impugnare

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A ripercorrere la storia dei rapporti tra Miur e sindacati degli ultimi mesi viene fuori un copione piuttosto ripetitivo: scaramucce iniziali, prolungati silenzi, intese apparenti, poi lo smacco.

A ripercorrere la storia dei rapporti tra Miur e sindacati degli ultimi mesi viene fuori un copione piuttosto ripetitivo: scaramucce iniziali, prolungati silenzi, intese apparenti, poi lo smacco.

Protagonista assoluto un Governo vicino come non mai a far digerire ai lavoratori del settore più nutrito del Pubblico Impiego il boccone più amaro di sempre, cioè l’assegnazione alle scuole non in base agli automatismi delle graduatorie, ma per chiamata diretta del dirigente.

In tutto questo, che cosa pensano i docenti italiani? Sono come li descrive il Sottosegretario Faraone quando ne elogia gli sforzi per adeguarsi alle proposte messe in campo dalla Buona Scuola, o pronti a salire sulle barricate come li vede il segretario Snals Confsal Marco Paolo Nigi?

Nigi, la frattura tra Miur e sindacati sembra difficilmente rimarginabile dopo quello che è successo sulla chiamata diretta. Qual è la cosa che l’ha più delusa in questo capitolo così complesso della storia del sindacato?

“Non c’è molto da dire, a eccezione del fatto che è previsto proprio per oggi un incontro congiunto tra gli avvocati dei sindacati rappresentativi per decidere la strategia legale più opportuna da intraprendere. Lo scopo è fermare una volta per tutte questo disegno scellerato del Governo e del Miur”.

Lei lo chiama disegno scellerato, ma per i rappresentanti del Governo è un’opportunità di cambiamento dopo anni di immobilismo e di riforme sempre solo abbozzate e mai portate a termine.

“Non vedo nessuna opportunità, nessun futuro positivo per la scuola italiana. Vorrei davvero comunicarle tutta l’amarezza che provo in questo momento. La trasparenza è sempre stata il fiore all’occhiello della scuola statale, mentre adesso dare ai presidi il potere di assumere il proprio nipote o il nipote dell’amico significa azzerare anche quest’ultimo baluardo di legalità. Temo un grande caos nella Pubblica Amministrazione”.

Lei sembra sicuro del fatto che il clientelismo sarà la norma, non crede nella possibilità che poi le cose possano anche funzionare? Ci sono le leggi e ci sono i modi per punire gli abusi.

“Per dare una risposta a questa domanda basta guardare quello che succede nel mondo universitario: c’è una legge che vieta ai rettori di assumere i propri familiari. Bene, nessuna legge vieta però loro di chiedere e scambiarsi favori con gli amici rettori di altre università. Insomma, la scuola non è un’azienda qualsiasi e i dirigenti non hanno la capacità, le competenze per scegliersi il personale”.

Oltre a non avere le competenze per scegliere bravi docenti i presidi italiani sarebbero anche profondamente masochisti, visto che la valutazione triennale a cui dovranno sottoporsi da quest’anno tiene conto anche di questo aspetto.

“Ma non tutti i dirigenti italiani sono favorevoli alla chiamata diretta, forse lei allude a quelli iscritti all’ANP, che credono in questo modo di aumentare il loro prestigio. Si sbagliano e presto se ne renderanno conto”.

Lei esprime giustamente la sua visone politica, coerente con anni di militanza sindacale, tuttavia non può negare che il sistema delle graduatorie fosse minato da problemi endemici, primo tra tutti il precariato. Ma pensiamo anche allo smarrimento di alunni e famiglie di fronte all’avvicendarsi di incaricati annuali, aventi diritto e chi più ne ha più ne metta.

“Lo smarrimento a cui lei allude è stato determinato dalla scelta infelice di non mettere a concorso tutte le cattedre vacanti disponibili, nell’illusione di fruttare un risparmio alle casse dello Stato. Sappiamo bene che così non è stato, visto che il denaro non erogato dal Miur sotto forma di stipendi nei mesi estivi veniva poi ugualmente speso dall’Inps per gli assegni di disoccupazione”.

All’inizio dell’intervista parlava di azione legale. È l’unica mossa allo studio per fermare il disegno governativo? Pensa che otterrete dai docenti un appoggio massiccio?

“Stiamo pensando anche ad azioni più dirette, ma sono fiducioso nei giudici e nel loro senso di affezione alla Costituzione. Credo che ci sarà un’adesione massiccia dei docenti alla protesta, certo, questo Governo ha tirato la corda su tante cose, sul bonus, sul merito, senza curarsi delle loro esigenze, e adesso questa corda potrebbe rompersi”.

Che ruolo crede abbia avuto il Ministro Giannini in questa fase così complessa.

“Credo che il suo ruolo sia stato e continui a essere marginale. Il Ministro Giannini non è un’interlocutrice reale. Solo molto di rado è presente agli incontri e quando questo succede, è l’occasione per dare ragione a tutti fuggendo dalla responsabilità di esprimere il proprio parere”. 

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