Calabria. In ruolo a 65 anni: giusto il tempo dell’anno di prova e poi la pensione

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Adele Sammarro – Si chiama Carmela Salerno, la maestra che, ieri, è passata di ruolo alla veneranda età di 65 anni, classe’50.

Adele Sammarro – Si chiama Carmela Salerno, la maestra che, ieri, è passata di ruolo alla veneranda età di 65 anni, classe’50.

Vedova, dopo una vita di sacrifici, un lavoro da commerciante per lungo tempo, aveva un sogno nel cassetto: fare la maestra.

Anche lei, come tanti, ha avuto qualche tentennamento prima di inoltrare la domanda online di assunzione, che scadeva il 14 agosto scorso, come previsto dalla Legge 107.

La sua paura era quella di finire fuori regione, alla fine il coraggio ha preso il sopravvento ed ha pigiato il pulsante di inoltro.

Precaria dal 1986, ha girato la sua terra in lungo e in largo, e, poi, l’incarico l’anno scorso a Montegiordano. Ma la dea bendata oltre, ad averle “regalato” il ruolo in provincia, le ha anche dato la sede sotto casa, ad Amendolara.

Avrà giusto il tempo di fare l'anno di prova e poi andrà in pensione.

Ma in tanti, durante le convocazioni previste per la Fase C, hanno gioito ed esultato, oltre a Carmela anche Rosario.“Dopo 30 anni di onorato precariato-dice- ringrazio Renzi per avermi fatto passare di ruolo”. Classe ’60, a 55 anni suonati, finalmente ha conquistato il ruolo, quando, ormai, era quasi rassegnato. Viso paffuto, capelli brizzolati, ha firmato sorridendo la sua proposta di assunzione, tirando un sospiro di sollievo. A breve Rosario prenderà servizio in una scuola della provincia.

Per qualcuno dei neo immessi il Natale è arrivato con un mese di anticipo.

Anche per Alfonso, docente di educazione musicale, si è concluso un lunghissimo periodo di precariato durato 23 anni. Occhi verdi, viso angelico e un sorriso dolcissimo, ma tanta emozione. ”Ancora-dice- non mi sembra vero di aver firmato il contratto di assunzione a tempo indeterminato, indeterminato, eh già, una parola che, fra tantissime traversie e difficoltà lavorative, pensavo di non pronunciare più

. Sembra quasi surreale.”L’atmosfera di oggi-racconta Alfonso- mi riporta a quella vissuta in questi lunghi anni da precario, quando, con gli stessi colleghi di tutte le discipline, ci si ritrovava, per assistere al rituale delle convocazioni verso la fine di settembre, con la speranza di prendere una nomina annuale.

E, poi, l’assillo di sempre: Chissà se avrò uno stipendio che permetterà alla mia famiglia di vivere? Queste erano le angosce- commenta il prof- che io, come ogni altro precario della scuola, dopo, i(circa)tre mesi estivi, senza retribuzione alcuna, mi ritrovavo a vivere, agli inizi di ottobre, nell'attesa del sospirato incarico”. L’attesa di oggi-dichiara-invece,è stata gioiosa, anche se la sede non è delle migliori, finalmente torno a casa con un contratto a tempo indeterminato”.

“Lo Stato, replica Alfonso, a chi, come me, è stato precario storico, ce lo doveva da anni, in base alla legge europea, secondo cui, chi ha lavorato per 36 mesi, con un incarico su posto vacante, avrebbe dovuto essere assunto automaticamente, già da  tempo.

“L'anno scorso-tuona il prof- la Corte di giustizia europea, dietro la spinta dell’ANIEF, l’unico sindacato che si è battuto per denunciare la vergognosa situazione dei precari della scuola, si era pronunciata intimando al Governo di assumere i precari, per non incorrere nella sanzione europea.

Dunque, è accaduto! Alla fine, il Governo ha ottemperato ad un suo dovere, ma non in toto, stabilizzando chi doveva essere stabilizzato, anche se migliaia di abilitati sono rimasti fuori.”Sono felice-replica ancora. I miei figli lo sono ancor più di me, sono felici e più sereni, finalmente! Domani sarà un altro giorno”. 

 

 

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