Gli argomenti sulla scuola di cui ci si occuperà nel semestre europeo italiano: nulla di innovativo

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di Marco Barone – Finita la tornata elettorale europea, di Europa non si parla più. Il 14 giugno 2014 il Consiglio Europeo ha emanato l’ennesima raccomandazione all’Italia che in tema si scuola, istruzione ed insegnamento altro non ribadisce che l’affermazione dei soliti concetti finalizzati a saldare il rapporto tra scuola e lavoro, competizione e valutazione.

di Marco Barone – Finita la tornata elettorale europea, di Europa non si parla più. Il 14 giugno 2014 il Consiglio Europeo ha emanato l’ennesima raccomandazione all’Italia che in tema si scuola, istruzione ed insegnamento altro non ribadisce che l’affermazione dei soliti concetti finalizzati a saldare il rapporto tra scuola e lavoro, competizione e valutazione.

Si leggerà che “l’insegnamento è una professione caratterizzata da un percorso di carriera unico e attualmente da prospettive limitate di sviluppo professionale. La diversificazione della carriera dei docenti, la cui progressione
deve essere meglio correlata al merito e alle competenze, associata ad una valutazione generalizzata del sistema educativo, potrebbero tradursi in migliori risultati della scuola”.

Ma anche che “ per assicurare una transizione agevole dalla scuola al mercato del lavoro, sembrano cruciali, nel ciclo di istruzione secondaria superiore e terziaria, il rafforzamento e l’ampliamento della formazione pratica, aumentando l’apprendimento basato sul lavoro e l’istruzione e la formazione professionale. A seguito del decreto legislativo del 2013 in materia, è essenziale istituire un registro nazionale delle qualifiche per garantire un riconoscimento delle competenze a livello nazionale. In aggiunta ai primi interventi in questa direzione, assegnare i finanziamenti pubblici destinati alle università e agli istituti di ricerca in funzione dei risultati conseguiti nella ricerca e nell’insegnamento avrebbe il merito di contribuire a migliorare la qualità delle università e, potenzialmente, di accrescere la capacità di ricerca e innovazione che accusa ancora un ritardo”.

Si suggerisce anche di “ rendere operativo il sistema nazionale per la valutazione degli istituti scolastici per migliorare i risultati della scuola e, di conseguenza, ridurre i tassi di abbandono scolastico; accrescere l’apprendimento basato sul lavoro negli istituti per l’istruzione e la formazione professionale del ciclo secondario superiore e rafforzare l’istruzione terziaria professionalizzante; istituire un registro nazionale delle qualifiche per garantire un ampio
riconoscimento delle competenze; assicurare che i finanziamenti pubblici premino in modo più congruo la qualità dell’istruzione superiore e della ricerca”.

E’ iniziato, neanche un mese dopo la produzione di quel documento, il semestre italiano. Il programma è generico quando si parla per esempio di diritti umani e le libertà fondamentali che comunque “saranno al centro della Presidenza italiana, in quanto rappresentano la pietra angolare della costruzione europea e l’elemento caratterizzante la nostra identità condivisa”.

Invece è molto dettagliato in tema di sicurezza, ad esempio, tanto che si dirà e scriverà che: “L’Italia promuoverà inoltre la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, in particolare tra le giovani generazioni, sul fatto che la sicurezza e la difesa sono elementi essenziali in funzione di una vita pacifica e democratica e dello sviluppo socio-economico”.

Dunque ci si deve sicuramente aspettare qualche campagna informativa e pubblicitaria in tal senso, in materia di scuola ed istruzione invece si ribadirà che in linea con le priorità generali della Presidenza e con la Strategia Europa 2020, l’agenda per l’istruzione sarà incentrata sui temi dell’occupabilità dei giovani, l’apprendimento permanente, e l’acquisizione di competenze, con particolare attenzione alle aree tematiche scientifiche. Inoltre,
la Presidenza sosterrà un dibattito sul ruolo dell’istruzione nell’era digitale organizzando, in collaborazione con la Commissione, un evento a livello ministeriale a Bruxelles, volto ad aumentare la consapevolezza del potenziale
dell’istruzione digitale, a valutare i progressi compiuti nell’agenda dell’UE “Opening up Education” e a richiamare l’attenzione sul ruolo svolto dalla formazione nella trasmissione dei valori e nel promuovere una cittadinanza istruita e consapevole.

Ma la Presidenza intende proporre i seguenti argomenti per futuri dibattiti: benessere a scuola e studio delle lingue straniere nella prima infanzia.

La Presidenza si concentrerà su istruzione e formazione professionale, l’inter-relazione tra istruzione e occupazione e l’educazione all’imprenditorialità.

Infine, la Presidenza darà rilievo alla necessità di tutela della salute attraverso le attività sportive, con particolare riguardo ai giovani in età scolare e agli sforzi per contrastare gli stili di vita sedentari e l’obesità infantile.

Insomma nulla di particolarmente innovativo. Un programma che si allinea con le raccomandazione del Consiglio Europeo.

D’altronde cosa aspettarsi in un semestre? L’Europa ha già detto e scritto e ribadito quali sono i compitini che l’Italia dovrà realizzare, e l’Italia, con i suoi governi, non potrà che ottemperare, anche perché il tutto si pone in linea con i progetti di riforma della scuola in itinere da diversi anni, competizione,aziendalizzazione della scuola,concorrenza, scuola lavoro, valutazione, competenze, una maggiore attenzione alle materie pratiche che comporteranno una sempre più consistente e progressiva riduzione delle materie umanistiche culla del sapere e della formazione di una mente critica, ed una maggiore attenzione a quelle discipline che possono produrre manovalanza e mobilità all’interno del mercato del lavoro europeo.

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