Ampliare l’offerta formativa scolastica nelle carceri per aiutare il pieno inserimento dei detenuti nella società della conoscenza

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GB – Il quotidiano "L’Avvenire" ha intervistato Gabriele Toccafondi, sottosegretario all’Istruzione, con delega all’istruzione degli adulti, sull’aumento dell’offerta formativa nelle carceri italiane.

GB – Il quotidiano "L’Avvenire" ha intervistato Gabriele Toccafondi, sottosegretario all’Istruzione, con delega all’istruzione degli adulti, sull’aumento dell’offerta formativa nelle carceri italiane.

Le statistiche del Ministero della Giustizia, aggiornate al 30 giugno scorso, dicono che su 66.028 detenuti totali (38.795 italiani e 23.233 stranieri), il 7% è analfabeta o privo di titolo di studio, il 21,1% ha la licenza elementare, il 59,4% il diploma di scuola media, l’1,2% il diploma di scuola professionale, il 9,3% quello di scuola superiore e l’1,6% è laureato. Questi sono però dati molto parziali, visto che del 45,6% dei detenuti non si conosce il percorso scolastico, quota che sale al 61,8% per la componente straniera (40,6% per gli italiani).

"Vorrei fosse chiaro – spiega – che la scuola in carcere non è un’ora d’aria, ma apprendimento vero. Che richiede applicazione e fatica agli studenti-detenuti, la cui età media supera i trent’anni. Occorre una particolare attenzione e una volontà chiara di interventi all’interno delle carceri perché un detenuto che frequenta le lezioni con regolarità, raggiungendo la licenza media o il diploma, ma anche la licenza elementare, è una persona che vuole cambiare, che capisce che ha bisogno di studiare per poter cambiare vita, crede nelle sue possibilità e nei suoi talenti. Se studia vuole creare le basi per costruirsi un’esistenza migliore e di conseguenza l’istruzione è uno strumento per abbattere la recidiva. Chi studia, così come chi impara un mestiere all’interno di un istituto di pena, ha una possibilità reale di “ripartire” sia all’interno del carcere sia dopo avere scontato la pena."

Il sottosegretario accenna anche al problema del sovraffollamento e quindi dello spazio per aule: l’emergenza è anche per banchi, materiale didattico e docenti formati.

Parla poi di questi ultimi e dice:"Sono professionisti che prestano servizio sia nelle scuole “normali” che in carcere. Alcuni, quelli più motivati, lavorano, anche da decenni, soltanto in carcere. La loro è una vera vocazione. E sono questi a spingere per potenziare l’offerta. Sono i primi a poter testimoniare quanto sia utile studiare in cella. Alcuni hanno portato detenuti fino alla laurea."

Bisogna inserire l’istruzione nell’agenda carcere: "Bisogna cominciare un percorso e aprire un dibattito che, oggi, ancora non c’è. Manca la consapevolezza dell’utilità della scuola in carcere. Eppure, a pensarci bene, è un bene per tutti. Per i detenuti, che così possono rifarsi una vita, ma anche per la società, che recupera una persona che ha buone probabilità di non tornare a delinquere."

Riguardo ai tempi, Toccafondi dice:"A settembre si parte con i Cpia. Questo sarà un banco di prova della volontà di potenziare l’istruzione in carcere. Credo che unendo le forze si possa tranquillamente raddoppiare i corsi oggi esistenti."

Si avvieranno infatti a settembre,in nove regioni, i Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (Cpia) che, per un anno, affiancheranno i Centri territoriali permanenti per l’istruzione e la formazione di quella fascia di popolazione adulta uscita dalla scuola senza titolo di studio.

Secondo l’Istat, in Italia oltre 28 milioni di cittadini adulti sono in possesso solo  di un titolo di studio conclusivo del primo ciclo e oltre l’80% non raggiunge il livello 3, quello «necessario per garantire il pieno inserimento nella società della conoscenza».

L’offerta formativa delle scuole carcerarie fino all’anno 2011/12 era la seguente: 19.976 i corsi attivati, così suddivisi: 3.881 (19,4%), corsi del primo ciclo di istruzione (Cpc); 4.929 (24,7%), corsi a favore dei cittadini stranieri per l’integrazione linguistica e sociale (Cils); 8.117 (40,6%) corsi brevi modulari di alfabetizzazione (Cbm); 3.049 (15,3%), corsi del secondo ciclo di istruzione (Cp/CsII).

La metà delle 253 scuole carcerarie è attiva nelle regioni del Sud Italia.

Quella che ne ha il maggior numero è la Sicilia (43), seguita dalla Campania (30) e dalla Puglia (15).

Un terzo delle scuole è invece nelle regioni del Nord: 19 in Lombardia, 18 in Emilia Romagna e 13 in Piemonte. Al Centro le scuole carcerarie sono in tutto 47, di cui 19 nel Lazio e 18 in Toscana. Al Nord sono programmati in maggioranza corsi brevi modulari, della durata di 50 ore (lingue, computer, falegnameria, arte, pittura, meccanica…); al Centro e al Sud, invece, sono in prevalenza i corsi del primo ciclo di istruzione. In minoranza, infine, i corsi di integrazione linguistica per gli stranieri.

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