Abbandono scolastico e disoccupazione giovanile: il segreto tedesco per contrastarli

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Sempre più spesso la Germania viene presa come modello al punto che una nuova ricerca presentata dall’associazione TreeLLLe e la Fondazione Rocca enuclea gli elementi di differenziazione tra il modello tedesco e quello italiano per quanto riguarda l’equità sociale, lo sviluppo scientifico ed economico.

Sempre più spesso la Germania viene presa come modello al punto che una nuova ricerca presentata dall’associazione TreeLLLe e la Fondazione Rocca enuclea gli elementi di differenziazione tra il modello tedesco e quello italiano per quanto riguarda l’equità sociale, lo sviluppo scientifico ed economico.

Mentre in Italia questi principi sono sempre stati trascurati grazie all’iprinting idealista che ha fatto si che non si cogliesse mai l’importanza all’educazione dei giovani ai valori della cittadinanza attiva, in Germania si è dato ampio risalto a questi principi.

Molti studiosi legano il benessere economico e sociale della Germania proprio al suo sistema educativo che accompagna i giovani fino agli studi superiori il cui segreto sembra debba essere ricercato nella collaborazione tra la scuola, la formazione, e la ricerca in un contesto sociale molto più stabile rispetto a quello italiano: se si pensa che la Germania in 70 anni ha avuto 8 cancellieri si comprende il perché della stabilità istituzionale e politica del Paese.

Un punto fondamentale del modello dell’istruzione tedesca è dato dal rapporto educazione-lavoro: il modello duale tedesco, a cui l’Italia dovrebbe guardare, fa si che i giovani trascorrano il 70% del tempo in formazione/apprendistato presso le imprese e il 30% a scuola.




L’offerta formativa professionalizzante, che in Germania è praticata dal 50% dei giovani, in Italia è quasi inesistente.

Nel decreto “La Buona Scuola” si è molto parlato del collegamento tra scuola e lavoro per combattere l’abbandono scolastico e per ridare all’istruzione tecnica e professionale la centralità che merita per andare a contrastare anche la disoccupazione giovani che in Italia è al 43,9%. In Germania la disoccupazione giovanile è al 7,4%. Anche l’abbandono scolastico dei tedeschi, al 9,9%, è di circa la metà rispetto a quello italiani al 17%.

L’attenzione della Germania per il rapporto formazione-lavoro è sottolineato ance dalla differenza del numero di apprendisti che sfiora il mezzo milione di unità contro i 470mila italiani. Ma c’è da tenere presente che gli apprendisti italiani hanno quasi tutti contratti professionalizzanti, ovvero non c’è rapporto tra l’apprendistato e le scuole o le Università. La differenza tra gli apprendisti italiani e quelli tedeschi va ricercata anche nelle retribuzioni: un apprendista tedesco guadagna mensilmente circa 700 euro, retribuzione che poi sale con l’impegno formativo, mentre quello italiani ha una retribuzione di 1200 euro, di poco dissimile  a quella di un lavoratore qualificato.

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