Mobilità 2017, Centemero (FI): no a deroga vincolo triennale, mobilità straordinaria su tre anni. Docenti potenziamento vengano assegnati a reti di scuole

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Sul dibattito legato alla mobilità e ai trasferimenti dei docenti del Sud che stanno sguarnendo le scuole del Nord, interviene l’Onorevole Elena Centemero (responsabile scuola di Forza Italia). Favorevole anche ad una regolamentazione della “chiamata per competenze” per l’assegnazione dei docenti alle scuole.

L’ex Sottosegretario Aprea e il segretario Salvini hanno proposto una regionalizzazione delle assunzioni per far fronte al fenomeno di rientro a Sud dei docenti

“Le assunzioni sono materia di competenza dello Stato. Avvenivano da graduatoria provinciale o da graduatoria regionale per il concorso, con una divisione dei posti al 50% tra GAE e GM.  Per gli immessi in ruolo dal 2015 la mobilità deve avvenire nell’ambito della provincia o della regione in cui i docenti erano inseriti in graduatoria. Bisogna tornare lì per cercare di salvaguardare la continuità didattica. Per l’organico del potenziamento, nella Legge di Bilancio, avevamo poi proposto l’assegnazione del personale alle reti di scuole. Questo per consentire una reale corrispondenza tra i bisogni formativi delle studentesse e degli studenti, espressi nel PTOF, e la professionalità dei docenti”.

Sempre l’Aprea e Salvini hanno chiesto di non derogare il vincolo triennale per chiedere la mobilità, cosa ne pensa?

“Il vincolo triennale non può essere derogato soprattutto tramite contrattazione: il vincolo è legislativo e una legge non può essere superata dal contratto o da accordo sindacale, neanche in via eccezionale. Il vincolo triennale, inoltre, è fondamentale per garantire continuità didattica alle  studentesse e agli studenti, obiettivo fondamentale di ogni politica scolastica. Oggi ci troviamo di fronte ad un caos a causa dalla fretta con cui è stata varata la 107 e del piano straordinario di assunzioni”.

Quale sarebbe stata l’alternativa a quanto è stato fatto?

“Nella Legge di Bilancio abbiamo proposto una misura di equità, indirizzata agli studenti e alle studentesse per estendere il tempo-scuola nella scuola primaria e nella secondaria di I grado nelle regioni in cui non c’è, nel sud in particolare. Dobbiamo pensare che le scuole sono un punto di riferimento per i genitori e debbono essere un presidio, devono rimanere aperte nel pomeriggio e durante le vacanze estive. Combattere la dispersione  scolastica, affermare la legalità, offrire più opportunità di formazione, dare alle ragazze e ai ragazzi un luogo sicuro dove poter crescere e svolgere attività seguiti dai docenti e in collaborazione con il territorio sono obiettivi inderogabili. La ritengo una misura di equità che affronta bisogni formativi, che può far fronte ai diversi metodi di apprendimento, come il metodo Montessori o steineriano, e attivare quella personalizzazione che fu voluta dalla Ministra Moratti”.

…. e creerebbe nuovi posti di lavoro

“Non dobbiamo pensare alla creazione dei posti di lavoro, ma ai bisogni formativi delle nostre studentesse e dei nostri studenti. Al centro di ogni scelta devono esserci loro!”

Qual è il problema? Perché non si è realizzato?

“Il problema sono le risorse messe a disposizione da Stato e comuni. Un esempio? Il servizio mensa. Il punto è indirizzare le risorse per le regioni del Sud ad implementare servizi per i cittadini ed investire in essi. Anche questa è stata una mia proposta, una proposta di Forza Italia nella recente Legge di Bilancio. C’è però anche un’altra questione: i docenti devono rendersi conto che la maggior parte degli studenti è al Nord e non al Sud. Non si possono inventare classi creare posti di lavoro per favorire gli spostamenti e la mobilità. C’è una chiara questione settentrionale per la scuola che non si può più ignorare. Le scuole del Nord e del centro hanno visto quest’anno un valzer di insegnanti a danno degli studenti: un alunno su tre ha cambiato almeno un insegnante.  Non è più possibile che le scuole abbiano difficoltà a funzionare regolarmente.  Non è giusto. Non ritengo rispettoso della scuola e degli studenti ad esempio che alcuni docenti non abbiano preso servizio, aspettando l’assegnazione provvisoria vicino a casa. Va detto con chiarezza”.

A me sembra, però, il cane che cerca di mordersi la coda. Se a Sud non si investe per creare sviluppo, il calo demografico è una conseguenza e i docenti saranno costretti ad emigrare ed in più gli diciamo che non possono spostarsi e che non bisogna derogare il vincolo triennale. A me sembra la solita questione meridionale.

“Insegnanti, ATA e dirigenti lavorano per lo Stato italiano e devono garantire un servizio di qualità. Su questo vanno valutati. Me lo lasci dire: i 290 milioni del Bonus Cultura per i diciottenni si sarebbero dovuti investire diversamente. Sono risorse preziose per l’estensione del servizio e del “tempo-pieno” al Nord e al Sud, previa rilevazione dei reali bisogni delle scuole. Il denaro pubblico, frutto delle tasse degli italiani, non deve essere sprecato e speso a pioggia o in mance elettorali”.

Quale sarebbe stata l’alternativa per evitare questo caos?

“Innanzitutto, le assunzione previste dal Piano straordinario avrebbero dovuto avvenire in modo più graduale, come avevamo detto, con la prevista ripartizione tra graduatorie ad esaurimento provinciali e graduatorie di merito del concorso. Questo doveva avvenire nel corso di un triennio, insieme alla copertura di tutti i posti vacanti e disponibili. Forza Italia è stata la prima a proporre questo adeguamento fin dal decreto Carrozza del 2013. Ciò avrebbe consentito, insieme al normale turnover, di evitare il caos di questo e del prossimo anno scolastico è uno spostamento così massiccio dei docenti assunti fuori provincia e dalle regioni nelle cui graduatorie erano inseriti. L’unico esito del piano straordinario di assunzioni è stato di dimenticare la centralità dello studente e il ruolo che l’insegnante deve avere. I docenti hanno un compito straordinario: formare ed educare gli studenti. Pensate a cosa vuol dire per uno studente o una studentessa un continuo carosello di insegnanti, valutazione, metodi didattici diverse. Ecco si è pensato all’insegnamento solo come ad un posto di lavoro!”

Ormai, però, ci troviamo davanti ad uno stato di fatto. Come si potrebbe intervenire in questo momento?

“Attraverso quello che non si è fatto prima: pensando ad una mobilità su tre anni e riconoscendo valore a chi ha garantito e garantisce la continuità didattica ed è rimasto al suo posto per i tre anni previsti dalla legge. Mi metto però anche nei panni dei docenti che si sono trasferiti lontano dalle famiglie, prevalentemente al Nord, e a stento riescono a vivere a causa degli stipendi bassi. Una mamma con famiglia che viene al Nord a lavorare come fa? Sposta la famiglia o rifiuta il ruolo. Dobbiamo però dirci la verità su come si sia arrivati a questo punto, con docenti immessi in ruolo ad un’età superiore in media a quarta anni. Il sistema di reclutamento non ha funzionato, i sindacati hanno chiesto ed ottenuto la riapertura delle GAE e per questo non si sono banditi concorsi tra il 2000 e il 2012. Questa eredità è pesante ed è responsabilità di tutti: politici, sindacati, docenti. Adesso non ci può essere che una risoluzione graduale e che contempli i diritti di tutti. Ma il primo diritto – diciamocelo con chiarezza – è quello degli alunni!”

Tra le soluzioni da lei proposte c’è quella di assegnare i docenti dell’organico potenziato a reti di scuole. Adesso molti docenti svolgono mansioni che non li rendono soddisfatti del proprio lavoro, molti dediti alle supplenze temporanee

“Si, lo abbiamo proposto sia nella Buona Scuola sia nella legge di bilancio. Faccio un esempio: se nel  Piano Triennale dell’Offerta Formativa una scuola decide di potenziare gli assi linguistici e matematico-scientifico l’organico doveva corrispondere a questi bisogni formativi. Invece così non è stato perché si è voluto fare tutto di fretta, senza rispetto delle scuole. Se invece l’organico venisse assegnato alle reti la possibilità di far combaciare domanda ed offerta sarebbe maggiore. Allo stato attuale ci sono insegnati assegnati alle classe e ai progetti  Altri insegnanti, invece, sono a scuola ma non entrano in classe, non svolgendo il lavoro che hanno scelto, sono “a disposizione” della scuola….. Questo è uno spreco di professionalità e di denaro pubblico”

Cosa pensa del mea culpa di alcuni parlamentari del PD che hanno dichiarato di non aver ascoltato veramente il mondo della scuola?

“Penso che il partito che governa abbia sentito molto, ma non abbia ascoltato veramente il mondo della scuola, le famiglie e gli studenti. Troppi compromessi al ribasso hanno vanificato gli aspetti positivi. Un esempio per tutti: il personale amministrativo non è stato neppure preso in considerazione. Ci sono 1000 segreterie senza i DSGA. Tutti noi sappiamo quanto sia importate in una scuola una segreteria che funziona e con il personale al completo. I soldi per il concorso erano stati stanziati nel 2010, ma il concorso non è mai stato fatto!”

Parallelamente al tavolo tecnico per la mobilità, al Ministero probabilmente se ne svolgerà uno per la “chiamata per competenze”. Cosa pensa della volontà di volerla “regolamentare”?

“Noi abbiamo proposto di individuare dei criteri oggettivi e uniformi, che non comprendano però l’anzianità di servizio. La responsabilità di scegliere i criteri tra una serie di proposte, di indicarne valore e priorità deve deve essere del Dirigente Scolastico, criteri che vanno portati all’attenzione del Collegio Docenti e del Consiglio d’Istituto. Nella provincia (Monza e Brianza) in cui vivo anche in questo caso la rete di scuole è stata molto utile”.

Insomma, ci vuole una nuova riforma?

“No, basta riforme! Bisogna prendere atto delle tante criticità, del caos nelle scuole ed intervenire, senza tornare indietro, con soluzioni vere e condivise, frutto dell’esperienza di chi vive quotidianamente la scuola”

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