Merito, i docenti non vogliono essere valutati? No, è il metodo ad essere contestato

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Il merito dei docenti, premiato con il bonus previsto dalla legge 107/2015, continua ad essere oggetto del dibattito pubblico, coinvolgendo addetti ai lavori e non, considerato che la classe docente non sembra essere “convinta” del sistema introdotto dalla legge di riforma.

Lasciando stare le critiche rivolte agli insegnanti che non vogliono farsi valutare, come ad esempio ha ipotizzato Gian Antonio Stella, sulle pagine del Corriere della Sera, il quale ha comunque “scagionato” i docenti, attribuendone le responsabilità ai vertici pubblici che continuano a dividersi i premi a pioggia, riportiamo un interessante contributo al riguardo di Pino Turi, Segretario Generale della Uil Scuola, successivo all’articolo di Stella.

Significativo il titolo della nota di Turi “Il merito degli insegnanti e il demerito della politica”.

Il segretario della Uil individua la causa del rifiuto, da parte della classe docente, di essere valutata sia nel metodo, che ha condotto alla definizione dei criteri, sia nei criteri medesimi. Questo perché il percorso non è stato condiviso ed è stato realizzato bypassando i corpi intermedi, in primis il sindacato. Oltre a ciò Turi evidenzia l’esiguità del premio previsto per i “meritevoli”.

Dopo la critica suddetta, Turi passa all’indicazione degli aspetti da considerare al fine di individuare un “metodo per assicurare che il merito sia l’elemento qualificante”:

1) quella dell’insegnante è una professione a cui va garantito un ampio grado di libertà, per cui vanno evitati i condizionamenti individuali e di gruppo;

2) occorre che il sistema sia percepito come oggettivo e giusto per avere il massimo consenso;

3) va evitato ogni tentativo di gerarchizzazione della categoria che, inevitabilmente porterebbe a concreti rischi di indottrinamento, operando un’inaccettabile mutazione genetica di un insegnamento laico e libero;

4) salvaguardare il senso di comunità della scuola dell’autonomia ed evitare modelli di tipo mercatista.

Per questo occorre definire:

– un sistema di valutazione indipendente e che sia rispettoso dell’autonomia della singola scuola;

– i criteri e i parametri per individuare i destinatari che non possono essere svincolati dal “lavoro d’aula”;

– assicurare il massimo della trasparenza e condivisione.

La valutazione e definizione dei suddetti aspetti non può essere unilaterale, prosegue Turi, ma deve essere affrontata in sede negoziale (contratto nazionale e contratto decentrato).

Come ha affermato lo stesso Segretario generale, la definizione di un sistema scaturente dalle suddette valutazioni, che tenga conto dell’autonomia delle scuole, che individui criteri legati al lavoro in classe di ciascun docente e che sia frutto di intermediazione, non è sicuramente semplice, tuttavia è imprescindibile affinché la valutazione venga accetta dagli attori del sistema scolastico.

I docenti, in conclusione, non contestano il merito ma il metodo, ossia vogliono sì essere valutati ma allo stesso tempo vogliono essere coinvolti nella definizione del sistema.

nota Turi

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