Legge di Bilancio. Anief: solita manovra al ribasso, poche cattedre liberate per le assunzioni e niente soldi per il contratto

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“Ma quali sarebbero questi investimenti eccezionali adottati dal Governo per la scuola?”. A chiederlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, commentando il capitolo istruzione della manovra economica varata poche ore fa dal Governo:

in attesa di prendere visione del testo ufficiale approvato dal Consiglio dei Ministri, si dà per certa la trasformazione di 20-25mila cattedre dall’organico di fatto a quello di diritto, attraverso il finanziamento di 200 milioni di euro; lo stanziamento di 300 milioni per finanziare le “deleghe” previste dalla Buona Scuola, in particolare quella relativa alla riforma della formazione tra 0 e 6 anni.

Altri 100 milioni sono destinati agli istituti paritari; una quota ancora da definire prevede il potenziamento degli Istituti tecnici superiori e la decontribuzione per le aziende che assumono i giovani diplomati che hanno svolto alternanza scuola-lavoro; 5 milioni di euro serviranno, ancora, a rafforzare l’Orientamento nelle scuole. Per gli studenti universitari meritevoli vengono stanziati 20 milioni di euro e arriva l’incremento del fondo per il diritto allo studio (50 milioni aggiuntivi) e una no tax area per i redditi bassi (esenzione totale per i redditi fino a 13.000 euro e parziale per quelli superiori). Sono, infine, previsti fondi aggiuntivi (25 milioni) per gli enti di ricerca, nonché per l’assunzione di ricercatori e anche un bonus (3mila euro ciascuno) da utilizzare per spese correnti da loro sostenute per l’attività di ricerca.

Secondo il sindacalista Anief-Cisal, Marcello Pacifico, “è un profilo decisamente basso quello che si riserva all’istruzione pubblica. Basti pensare che ogni anno si continuano a conferire 100mila supplenze annuali ai docenti precari che, nella stragrande maggioranza dei casi, riguardano posti vacanti e disponibili. A distanza di due anni, quando con la Legge 190/14 si finanziò il piano di assunzioni straordinario per 150mila docenti, oggi dal Governo ci dicono che dovremmo festeggiare per qualche migliaio di cattedre libere spostate nell’organico di diritto. In questo modo, tra meno di 12 mesi, ci ritroveremo ancora una volta con posti scoperti, dirigenti costretti a ‘fare acrobazie’ per trovare i sostituti e gli alunni disabili privi delle ore di sostegno decretate nelle diagnosi funzionali”.

“Quella del sostegno rimane una situazione paradossale – continua il rappresentante Anief-Cisal – perché i posti da assegnare sono ormai quasi 140mila mentre al Miur sono fermi a quota 96mila cattedre. Tutte le altre verranno anche quest’anno concesse in deroga, sino al 30 giugno 2017. E il ‘contentino’ nella legge di bilancio di 5mila posti da incrementare in organico di diritto, lascia il quadro sostanzialmente immutato: l’aumento non riuscirà a coprire nemmeno il gap di iscrizioni che si verrà a formare nel 2017 visto che ogni anno, ormai è una costante, abbiamo 8-10mila disabili in più che frequentano la scuola”.

“Continua anche l’atteggiamento vessatorio nei confronti del personale Ata – dice ancora Pacifico – perché servirebbero 40mila posti in più, di cui 20mila per dare supporto al potenziamento degli istituti ma siamo fermi, invece, se tutto va bene, a 10mila amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici che non copriranno nemmeno il turn over. Ma l’aspetto che lascia più basiti è un altro: dove stanno i soldi per il rinnovo del contratto per il quale si sono aperte le trattative in estate e si sono spese tante belle parole da parte dei rappresentanti del Governo?”.

“Ricordiamo che se non arrivano un po’ di miliardi di euro ai dipendenti pubblici, ad iniziare da quelli della scuola, a cui il blocco contrattuale è arrivato pure con un anno d’anticipo, non andrà nemmeno quell’indennità di vacanza contrattuale, pari al 10 per cento in più dello stipendio, che da 13 mesi va applicata: in questo modo, legando le buste paga all’indicizzazione, un lavoratore pubblico percepirebbe una quota stipendiale almeno pari al costo della vita”.

Quanto espresso dal presidente Anief, rappresenta il pensiero della maggior parte degli italiani: nelle stesse ore in cui veniva approvata la Legge di Stabilità, La Repubblica ha presentato gli esiti del sondaggio nazionale “Demos – Coop”, da cui risulta in modo limpido che la riforma della Buona Scuola piace solo agli elettori del Pd, mentre per tutti gli altri la Legge 107 è clamorosamente bocciata. La nostra “scuola – scrive il quotidiano – resta al centro dell’interesse dei cittadini. Ma, rispetto al passato, suscita qualche dubbio in più”. Gli insegnanti, invece, “mantengono un prestigio sociale elevato. Su tutti, i professori universitari, ‘stimati’ dal 64%. Seguiti dagli insegnanti delle elementari”.

“I ‘maestri’, che improntano la nostra biografia personale (e tanta narrativa, letteraria e tele-cinematografica): 55%. Non è colpa loro se l’immagine della scuola si è appannata. Tanto che la maggioranza degli italiani ritiene maestri e professori ‘preparati’ ma prevalentemente ‘sotto-pagati’ condividendo la protesta dei docenti ai quali la “Buona scuola” ha assegnato sedi lontane dalla regione di residenza. Il deficit di fiducia nella scuola che si osserva negli ultimi tempi, secondo gli italiani, dipende, invece, dal deficit di investimenti pubblici: si tratta di un problema che si ripercuote, anzitutto, sull’habitat di chi studia e insegna. Gli edifici scolastici, infatti, secondo due persone su tre, sono inadeguati e, ancor più, insicuri. Ma il primo fra i problemi denunciati dagli italiani (intervistati) è la mancanza di risorse per la didattica”.

“Anche gli italiani hanno capito come stanno le cose – chiosa Pacifico -: la scuola rimane un punto fermo. E la gente è grata al lavoro degli insegnanti che sono maltrattati, nonché spostati anche a mille chilometri da casa, rimangono sottopagati e operano in un contesto privo spesso della sicurezza minima, senza risorse adeguate per la didattica. Anche stavolta, con la Legge di Stabilità in arrivo, rimaniamo fedeli a questo standard tendente al ribasso”.

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