L’Aran certifica il crollo degli stipendi: agli statali sottratto il 20%

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ANIEF – La pochezza degli attuali stipendi dei dipendenti pubblici trova pieno riscontro nel rapporto semestrale dell'Aran, l'agenzia che rappresenta il Governo ai tavoli con i sindacati per il pubblico impiego:

ANIEF – La pochezza degli attuali stipendi dei dipendenti pubblici trova pieno riscontro nel rapporto semestrale dell'Aran, l'agenzia che rappresenta il Governo ai tavoli con i sindacati per il pubblico impiego: mentre nei primi anni del Duemila la contrattazione "aperta" di secondo livello ha comportato un aumento annuo degli stipendi pubblici in media del 4-5%, in quelli successivi al 2006 ci si è attenuti al contratto nazionale, cercando di non andare oltre la parte tabellare, ma ciò non è servito a stare dentro i limiti della finanza pubblica facendo scattare il blocco. A cui è seguita, continua l'Aran, "l'assenza di crescita delle retribuzioni contrattuali", con conseguenti "andamenti negativi delle retribuzioni di fatto" scese pure dell'1%.

Ma al blocco della contrattazione, che ha portato ad "una riduzione della retribuzione di fatto pro capite", bisogna aggiungere "gli effetti dell'inflazione", commenta la rivista on lime 'Orizzonte Scuola' “Stipendi statali. Rapporto ARAN: scesi con il blocco della contrattazione, ma negli anni prima erano saliti al 40%”, che stride non poco con il "decennio che ha preceduto lo stop, in vigore dal 2010", durante il quale "si è registrata una crescita del 40%".

"E qui sta il punto – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario confederale Cisal – perché sommando il blocco dell'indennità di vacanza contrattuale, che ha portato ad una perdita pari al 9,5 per cento, con quello dei mancati aumenti rispetto al costo della vita, di portata anche leggermente superiore, oggi per rimettere in sesto i contatti dei lavoratori statali serve un incremento complessivo almeno del 20 per cento".

"Tra i dipendenti più penalizzati – continua il sindacalista Anief-Cisal – figurano, in particolare, quelli della scuola: con circa un milione di dipendenti, questi lavoratori formano il comparto di gran lunga più grande della pubblica amministrazione, ma si possono avvalere degli stipendi medi più bassi. Basta dire che oggi un maestro d'infanzia ad inizio carriera percepisce poco più di 1.200 euro. È lì rimarrà per quasi un decennio, almeno rimanendo alle intenzioni del Governo e all'abolizione illegittima del primo grado e stipendiale sottoscritta incautamente da altri sindacati, visto anche che con la Legge di Stabilità 2016 è stato stanziato un aumento lordo di appena 8 euro a lavoratore. Senza dimenticar che a sei mesi dalla sentenza della Consulta sull' illegittimo il blocco dei contratti e degli stipendi della PA “La Corte Costituzionale boccia il blocco dei contratti, il Governo deve ora trovare 2 miliardi di euro”, ancora non si parla di effetti pratici sulle buste paga. Tutto questo avviene mentre invece il comparto privato continua a percepire, seppure ridotti, gli aumenti stipendiali previsti, “Istat: nel 2014 gli stipendi della PA sono rimasti fermi, il punto più basso dal 1982. Quelli della Scuola peggio di tutti”. Ma siccome i cittadini godono tutti degli stessi diritti – conclude Pacifico – noi non ci stiamo a queste discriminazioni e porteremo avanti la nostra battaglia sono in fondo, in tutte le sedi legali e legislative possibili".

L’Anief, quindi, torna a chiudere aumenti veri e il recupero di 5mila euro di arretrati. A tale scopo è stato già predisposto un apposito ricorso sullo Sblocco Indennità vacanza contrattuale attraverso cui chiedere lo sblocco immediato e il pagamento per intero dell'indennità, pari a 110 euro medie a lavoratore, più l’accreditamento degli arretrati. A tutti i lavoratori che aderiranno al ricorso, Anief fornirà a breve un modello per richiedere l'attribuzione di quanto spettante.

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