La Ragioneria dello Stato ammette: personale della scuola più povero tra gli statali. Turi: è emergenza retributiva, bisogna cambiare rotta

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Uil: il contratto è lo strumento chiave. Servono risorse specifiche. Se la continuità didattica deve essere la bussola per fare le scelte che riguardano la scuola, occorre coerenza da parte del Governo – così Pino Turi, giunto a Castellaneta per la Conferenza di organizzazione del sindacato scuola.

La continuità didattica viene garantita – spiega Turi – innanzitutto con l’eliminazione dell’organico di fatto, che è la causa principale del balletto dei docenti tra le classi.

E’ attraverso il contratto che troveremo le ulteriori regole per garantire la continuità di insegnamento. Questo a partire da un organico stabile.

Senza considerare – aggiunge Turi – l’immensa mole di lavoro amministrativo che  si risparmierebbe.

In questo modo, attraverso un organico stabile, da un lato si garantirebbe l’avvio dell’anno scolastico dall’altro si ridurrebbe, e di molto, la supplentite.

Il perché non si è mai fatto, va addebitato alla tradizionale forma di gestione finanziaria,  incardinata nel ministero nel Tesoro che non ha mai tenuto conto delle diseconomie provocate dalle scelte finanziarie che, sostanzialmente sono molto spesso state, in funzione di una malcelata diffidenza nei confronti del Miur.

Il risultato di questo modo di procedere ha determinato negli anni non solo un comparto che oggi è all’ultimi posto della scala retributiva dei pubblici dipendenti, al punto da portare la Ragioneria generale dello Stato  a definire, quello della scuola, il ‘comparto povero’.

Sul versante della qualità dell’istruzione l’effetto è quello di scaricate sul personale, sugli alunni e sulle famiglie, scelte dettate da criteri di risparmio.
Forse è arrivato il momento di cambiare strada, magari chiamandola riforma.

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