La dimensione educativa nel pensiero politico di Aldo Moro: introdusse l’ora di Ed. Civica

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In occasione del centenario della nascita del grande statista Aldo Moro, il mondo politico e culturale celebra la figura di un uomo buono, di un uomo nuovo  che con grande sapienza, umiltà e coraggio si è impegnato, dopo la caduta del fascismo, per la costruzione di uno stato  fondato  sulla Democrazia e  sulla Pace.

Pronto a lasciare dietro di sé concezioni politiche  passate per aprirsi ad eventi nuovi, dà inizio, incontrando non pochi ostacoli e difficoltà, alla stagione del dialogo,  promuove una coscienza matura fondata sulla serietà, sull’obiettività e sulla responsabilità,  per riportare in ogni uomo il senso dei valori fondamentali dello Stato, per ricucire una rete di rapporti  tra le persone, per risanare i contrasti  tra i popoli e le diverse forze politiche, per instaurare la pace sociale. Costruttore   di  una comunicazione viva,  vicina e

responsabile,  insegnò lungo quali  vie bisognava muoversi per comprendere il divenire umano, per orientarsi nel labirinto delle tante voci della società civile, per comprendere, tra le pieghe delle tante storie umane, i diversi linguaggi che si affiancano o si
scontrano senza capirsi.

Insistendo sui doveri, su ciò che è vero, giusto e buono, con l’amore, con la mitezza e con l’umiltà, entusiasmò i cittadini onesti, nutrì i cuori grandi e si lasciò interamente guidare dalla amorevole e sapiente pedagogia divina. Dette impulso alla responsabilità
personale, sollecitò una nuova sensibilità sociale, praticò il metodo della realtà, fatta di verità e di prassi e  conferì dignità umana  a chi,  non  dominato e posseduto dalla ricchezza e dal potere, viveva oppresso dai suoi limiti (difficoltà, povertà,  fatiche, fallimenti, frustrazioni ecc.)  .

Sulla scorta di queste sommarie e brevi considerazioni, il pensiero politico, filosofico e, in particolar modo,  pedagogico di Aldo Moro, entra prepotentemente nella nostra esistenza,  ci interroga e ci invita a  riappropriarci della dimensione etica della nostra vita e, soprattutto, a  promuovere e sollecitare una corretta ed efficace partecipazione civica. Non è sufficiente, dunque,   una  concezione doveristica,  vincolistica e burocratica dell’ agire che, comunque, consegna l’uomo al suo destino, ma abbiamo bisogno di imparare da lui la insuperabile arte di educare ai valori profondi dell’essere, in quanto distinti da quelli dell’avere e del potere. Solo in questo modo   sarà possibile riempire di umanità  le opere, riaprire i canali della comunicazione tra le persone e le diverse forze politiche e sociali e realizzare quella amorevole giustizia che sta alla base di tutto e regola il doppio rapporto uomo-uomo, uomo-istituzioni.

L’idea di una società umana legata da molteplici vincoli quali una tradizione, una terra, un ambiente civile, valori, ideali e modelli di comportamento solidali riconosciuti come normativi e fondamentali per l’uomo, proietta Moro in una dimensione progressista e innovativa della politica e dell’educazione.

Quando nel lontano 1958 introdusse nella scuola statale l’ora di Educazione civica, affidò senza indugio all’ istituzione scolastica il non facile compito di lavorare per rafforzare il terreno sul quale sono costruite le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà. A
livello formativo , oltre al sapere, è importante sviluppare, formare e far crescere personalità capaci di umanità e responsabilità sociale, pienamente consapevoli del bisogno di trasmettere l’ importanza e il valore della libertà e della democrazia, la sollecitudine per gli altri, la semplicità e  la meraviglia di una educazione strutturata comunitariamente  veramente capace di  agire nella storia, di accogliere valori autentici, di sviluppare il senso critico, di raggiungere la conoscenza di ciò che è vero, bello, buono.

L’ odierno e  allarmante decadimento dei contenuti morali e ideali in genere, l’esasperazione dei conflitti, la raffigurazione caricaturale e ironica  delle opinioni da cui si dissente , la preoccupante violazione della sfera di riservatezza, l’ esibizione sistematica di
comportamenti devianti, ostacolano la realizzazione di una società nella quale sia  possibile il vivo e immediato dialogo,  in cui ciascuno, laboriosamente e criticamente,  possa agire con serietà, obiettività e responsabilità.

Parlare e ascoltare, valutare e interpretare, distinguere e unire,   è un modo come un altro per uscire dal soggettivismo,  lasciare erompere la forza sorgiva della comunione fraterna  e  costruire così la struttura portante della nostra vita sociale.  Il nostro tempo ha inderogabilmente  bisogno di  quella comunicazione vicina e responsabile capace di sottrarre il cittadino dalla condizione di solitario spettatore di messaggi politici,  dei quali non sempre possiede gli  strumenti per verificare il significato  e il valore.

È questa una sfida che va coraggiosamente affrontata e accettata perché  anche in un solo uomo escluso dalla società, si interrompe la comunione con tutta l’umanità, si profana la natura umana. Di fronte alla rigidità ideologica che riduce ogni confronto allo scontro, bisogna avere il coraggio di mettersi in discussione, di riprendere il dialogo,  di  ridare a tutti  una voce.

Nella  pedagogia politica  di Moro si configura, pertanto,  un nuovo rapporto uomo-istituzioni in cui egli non è più oggetto di leggi, di programmi, di interventi, di discorsi, ma diventa “soggetto” attivo e responsabile, interlocutore privilegiato e protagonista responsabile del suo inserimento nella società. Un inserimento che deve essere sempre accompagnato da una paziente opera educativa. Non si tratta solo di intervenire sulla persona perché diventi capace di entrare nella società, ma anche di intervenire sulla società perché diventi capace di accogliere i valori e rispondere alle istanze della persona.

Così facendo, oltre a dare un volto autenticamente umano, si offre un esempio di vivacità sociale, di vigile coscienza civile, di personale assunzione di responsabilità, da parte di chi costituisce o dovrebbe costituire il tessuto vivo della società.

Stare davanti ad ogni uomo con la stessa purezza, disinteressata e incondizionata legge  dell’amore, accogliere ogni uomo semplicemente perché è uomo, è garanzia di coscienza e sensibilità civica e morale, che consente  di realizzarsi, crescere e maturare, secondo e verso modelli positivi: la politica,  la filosofia,  il diritto e l’educazione  come fonte di incondizionato  amore verso tutti. La responsabilità politica deve ristabilire, dunque,  il giusto rapporto tra giustizia e amore, tra carità e dovere, perché tutte le ingiustizie sociali si traducono in una sottrazione di amore. Sostare, riflettere, pensare, discutere con attenzione sull’eredità di Moro significa riflettere ed evidenziare l’abissale profondità della sapienza, della forza, dell’indiscutibile, misteriosa e straripante
vitalità, nascosta nel suo sacrificio  e che ha il nome, come ha bene evidenziato il nipote Luca nel suo libro “Mio nonno Aldo Moro”, dell’amore.

La visione educativa della politica è stata la sua grande invenzione.

Fernando Mazzeo (Pedagogista – Docente Scuola Secondaria di primo grado)

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