L’alcool e i docenti

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Sulle malattie professionali degli insegnanti non sarà possibile dire nulla di definitivo fintanto che le Istituzioni non si decideranno a mettere a disposizione ed elaborare i dati in loro possesso. In particolare l’Ufficio III del Ministero Economia e Finanze dispone, oramai dal 2005 (DM 12.02.2004), dei dati inerenti gli accertamenti medici degli insegnanti in Collegio Medico di Verifica.

Sulle malattie professionali degli insegnanti non sarà possibile dire nulla di definitivo fintanto che le Istituzioni non si decideranno a mettere a disposizione ed elaborare i dati in loro possesso. In particolare l’Ufficio III del Ministero Economia e Finanze dispone, oramai dal 2005 (DM 12.02.2004), dei dati inerenti gli accertamenti medici degli insegnanti in Collegio Medico di Verifica.

Lo scorso settembre, a firma congiunta col titolare della cattedra di statistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ho inoltrato una richiesta ufficiale al suddetto ufficio per poter aver accesso ai dati. La risposta è stata verbale e negativa, adducendo a pretesto fragili giustificazioni (non siete dipendenti; trattasi di dati sensibili coperti da segreto professionale; i dati non sono organizzati per codice nosologico; non disponiamo di personale sufficiente per estrarre i dati che vi interessano). In attesa che questo ennesimo segreto di Stato venga a cadere, per intercessione di qualche uomo di buona volontà, affronteremo la questione dell’etilismo nei docenti. Non potremo dire quanto grande è realmente il fenomeno, ma vedremo come va affrontato da parte del dirigente che si trovasse ad affrontarlo. Recentemente vi sono stati presidi (Lombardia e Piemonte) che, fattisi forti di una scombicchierata normativa, hanno provveduto a sottoporre i loro insegnanti, con controlli a campione, al test con l’etilometro. Inutile dire che vi sono almeno tre ordini di limiti in questa procedura: a) l’umiliazione a cui viene sottoposto il personale docente; b) il controllo a campione randomizzato anziché mirato; c) l’elevato costo dell’indagine. Il tutto senza tenere conto che il dirigente già dispone dello strumento principe per sottoporre a visita medica il docente eventualmente sospettato di far uso ricorrente di alcool: l’Accertamento Medico d’Ufficio (AMU) in Collegio Medico di Verifica (CMV).

Dal caso di seguito esposto di una docente di mezza età, comprenderemo come regolarsi e soprattutto le insidie dalle quali avvedersi.

La storia

E’ bene sapere che la storia di un etilista è solitamente lunga, nota ai colleghi e all’utenza, nonché al dirigente e agli operatori. E’ spesso costellata da lunghi periodi di malattia, ricoveri e lamentele. Assai problematico invero far recepire alla CMV l’alta usura psicofisica cui è esposta la categoria professionale degli insegnanti. Il caso della prof.ssa XY è da manuale e costringe il dirigente al settimo invio in CMV. Questa volta, oltre a documentare succintamente ma efficacemente l’intero caso, il dirigente richiamerà studi scientifici a suffragare l’alta usura psicofisica della professione ed evidenzierà le responsabilità dirette della CMV medesima qualora rimandasse in cattedra la docente. Utile pertanto, in questo frangente, suggerire il provvedimento di “inidoneità assoluta e permanente all’insegnamento con idoneità ad altre mansioni”.

La relazione per la CMV

La prof.ssa XY è, in servizio presso l’istituto dal 2010 ed ha effettuato:

  • n. 140 giorni di assenza per malattia nell’ a.s. 2010/11;
  • n. 228 giorni di assenza per malattia nell’a.s. 2011/12;
  • n. 80 giorni nell’a.s. 2012/13;
  • n. 200 giorni nell’a.s. 2013/14;
  •  n. 115 giorni nell’a.s. 2014/15 e attualmente nel periodo settembre-febbraio gg. 20.
  • Le assenze per malattia di cui sopra, nonché i ricoveri ospedalieri che si sono succeduti negli anni, sono in massima parte riconducibili ai gravi problemi di dipendenza dall’alcolismo di cui la Prof.ssa XY è affetta dal 1996 (comunicazione ULS del 21.05.10 consegnata dall’interessata).
  • La suddetta dipendenza è sempre stata alla base di: interventi del 118, conflitti ed altri episodi incresciosi occorsi nella relazione con colleghi, personale ATA, studenti e loro genitori.
  • Dal settembre 2010 a oggi la Prof.ssa è stata sottoposta a ben 6 visite collegiali in CMV conclusesi per lo più con provvedimenti temporanei e non definitivi. Infine, in data 11.02.2016, la docente (peraltro mai assistita da un medico di fiducia) veniva ritenuta idonea nonostante le segnalazioni dello scrivente circa la sua “difficoltà di concentrazione … mancanza di autonomia … incapacità a organizzare anche semplici mansioni amministrative, … necessità di essere seguita…”.
  • I pochi progressi lavorativi ottenuti grazie ai precedenti provvedimenti di “inidoneità all’insegnamento con idoneità ad altre mansioni” sono stati vanificati dal provvedimento di “idoneità all’insegnamento” da ultimo assunto da codesta CMV. Quest’ultimo, a seguito della ripresa dell’insegnamento nelle classi, ha infatti nuovamente causato alla Prof.ssa gravi difficoltà, evidenziando vuoti di memoria, cambiamenti repentini di comportamento e di umore, scatti motori non controllati, stato confusionale, fughe dalla classe.
  • I rinnovati e stravaganti atteggiamenti della professoressa sono peraltro già stati fatti oggetto di nuova segnalazione e lamentele alla scrivente direzione da parte di studenti e loro genitori.

Premesso quanto sopra e considerato che:

  1. La professione d’insegnante rientra tra le cosiddette Helping Profession che sono notoriamente soggette a una elevata usura psicofisica che può esitare in patologia psichiatrica (La Medicina del Lavoro N° 5/2004 – “Quale rischio di patologia psichiatrica per la categoria professionale degli insegnanti?”).
  2. Le innumerevoli ricadute della docente nel corso degli anni e l’elevato numero di assenze per malattia testimoniano l’esistenza di un problema di alcoldipendenza tuttora irrisolto che richiede cautela e stabilità nella condotta di vita professionale ed extra-professionale.
  3. La precaria salute della Prof.ssa richiede da parte del datore di lavoro un’adeguata tutela che preservi nel tempo l’eventuale equilibrio faticosamente riguadagnato dalla docente.
  4. La totale incapacità di svolgere attività d’insegnamento, vissuta come sconfitta personale, getta nuovamente l’insegnante nell’ansia e nello sconforto, inducendola ad abbandonare ogni eventuale percorso terapeutico intrapreso.
  5. La tutela della incolumità dell’utenza di fronte alla suddetta dipendenza impone allo scrivente, nonché a codesto spettabile Collegio Medico, di considerare attentamente ogni possibile conseguenza, assumendo contromisure definitive ed efficaci.

Si richiede

di voler adottare in favore della Prof.ssa XY il provvedimento di “assoluta e permanente inidoneità all’insegnamento con idoneità a mansioni alternative di supporto amministrativo”, col proposito di garantirle una serena ripresa dell’attività lavorativa commisurata alle effettive forze e capacità psicofisiche.

Conclusioni

Alla scuola non serve dotarsi di etilometro ma occorre illustrare il corretto ricorso all’AMU da parte del dirigente. Devono inoltre essere riconosciute l’alta usura psicofisica della professione docente e le malattie professionali conseguenti. Gli stessi medici (in particolare quelli delle CMV) dovrebbero essere resi edotti circa il fatto che il requisito principe per poter insegnare discende da una condizione di stabile salute psicofisica. Inutile ribadire, come sempre, che nella questione hanno ruolo imprescindibile le Istituzioni e le Parti Sociali.

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