Ispezioni valutative nelle scuole, come avvengono? Ne parliamo con la Dirigente Maria Angela Croce

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175 scuole visite nelle scuole realizzate dai NEV (Nuclei di Valutazione esterna) a fronte delle 390 programmate: la seconda fase del processo di valutazione delle scuole, pur entrata nel vivo da qualche mese, sembra avere bisogno di tempi di rodaggio maggiori di quelli – forse troppo ottimisticamente – previsti in partenza.

La testimonianza di Maria Angela Croce, Dirigente Scolastica dell’Istituto comprensivo ad indirizzo musicale “Crispi” di Ribera (AG), ci aiuta a ricostruire le modalità e le finalità dell’intervento, rendendo conto di un lavoro complesso, scientificamente organizzato e, come vedremo, orientato a supportare il miglioramento dell’offerta formativa della scuola.

L’Istituto “Crispi”, è bene segnalarlo prima della lettura dell’intervista, da due anni non partecipa alle rilevazioni sugli apprendimenti dell’Invalsi, ma la visita esterna non è stata un’inquisizione, anzi…

Preside Croce, in quale periodo avete ricevuto la visita del NEV? Ci sono stati contatti preliminari, affinché gli ispettori visionassero i documenti della scuola prima dell’ispezione?

“Le visite si sono svolte tra il 18 e il 20 ottobre scorso e sì, ho ricevuto la telefonata dell’ispettore a capo del NEV – cioè il dirigente tecnico con funzioni ispettive dell’Usr – circa 20 giorni prima; in quell’occasione mi veniva preannunciato il calendario dell’operazione, i documenti che avremmo dovuto inviare tramite mail a ciascun membro del Nucleo, formato dallo stesso dirigente e da due professionisti che hanno un contratto con l’Invalsi – uno di tipo più ispettivo-dirigenziale, l’altro più addentrato nelle tematiche dell’organizzazione e delle pratiche valutative (da noi è venuta una psicologa, che evidentemente aveva tutti gli strumenti per intervistare i ragazzini dai 12 ai 13 anni, previo consenso informato dei genitori)”.

Quali documenti vi sono stati richiesti? Quali documenti sono stati, invece, forniti a voi?

“POF, POF triennale, RAV, piano di miglioramento, piano annuale con relazione a cura del dirigente scolastico, il contratto integrativo di istituto; in più ho creduto utile allegare il nostro regolamento, il curricolo di istituto verticale, il PAI, il piano di accoglienza per gli alunni stranieri, in modo che fosse perspicuo già a un esame delle carte la vocazione all’inclusione della nostra scuola e il forte legame con il territorio. Tutti questi materiali, oltre ad essere inviati prima dell’ispezione, sono stati stampati e messi a disposizione dei tre ispettori nei giorni della loro presenza nell’istituto. Da parte loro, invece, ci è stato fornito uno schema della visita che noi abbiamo rielaborato indicando, per esempio, i nominativi delle persone da intervistare; una sinossi sugli scopi della valutazione esterna a cura di Indire e Invalsi; un elenco degli argomenti che avrebbero indagato; un documento per le famiglie da cui si evinceva lo scopo della valutazione; un’ informativa sul rispetto privacy”.

Immaginiamo che non sia stato solo un incrocio tra carte…

“Assolutamente no, la lettura e l’analisi di questi documenti è servita in via preliminare al NEV per orientare al meglio il lavoro delle interviste realizzate nei tre giorni della visita. Spesso gli ispettori facevano riferimento a punti precisi da chiarire o da approfondire. I documenti, quindi, sono stati visionati a monte, revisionati insieme a noi, servendo da guida per affrontare e discutere insieme i punti di eccellenza e di debolezza dell’istituzione. È stato una sorta di controllo, di verifica del lavoro da noi svolto, in una cornice sempre costruttiva e mai sanzionatoria, questo vorrei sottolinearlo con molta fermezza”.

Come è stata organizzata la visita?
“Le visite si svolgono in tre giorni; la prima e l’ultima riguardano il nucleo ristretto formato dal Dirigente, dal suo staff e dal nucleo di autovalutazione. Nel corso della prima giornata ci sono state date le coordinate della conduzione, sono stati scelti i docenti, i genitori e gli alunni da intervistare non ancora segnalati da noi; l’ultimo giorno è servito per fornirci un primo bilancio della visita”.

Ci parli un po’ dello schema della visita, dove e come si sono svolte le interviste, quali argomenti hanno toccato.

“Lo schema della visita così come noi lo avevamo rielaborato è stato rispettato alla lettera; le aree indagate sono le stesse contemplate dal Rav, cioè 7 aree afferenti ai processi e 4 afferenti agli esiti. I tre membri del Nucleo hanno lavorato in tre stanze separate, dotate di pc e stampante come ci avevano richiesto; hanno sempre operato in maniera simultanea in riferimento alle stesse aree, in modo da ricevere risposte da soggetti che non potessero influenzarsi tra di loro”.

Con quale stato emotivo avete affrontato questa ‘istruttoria’ lei, gli insegnanti e tutta la popolazione scolastica?

“Quei tre giorni mi hanno lasciato un grande senso di conforto perché si è trattato di una visita scientificamente organizzata, in cui nulla è stato lasciato al caso; inoltre, i tre componenti del Nucleo hanno avuto nei nostri confronti una gentilezza e un garbo esemplari e ci hanno dato consigli utilissimi. i docenti convocati erano in un primo momento molto impauriti, nonostante avessero studiato in maniera approfondita la documentazione e sapessero dallo schema della visita quali aree sarebbero state oggetto del colloquio”.

Come è andata la sua intervista?
“A me sono state rivolte domande sul contesto, sulla popolazione scolastica, le risorse economiche, i rapporti con gli Enti locali e il territorio in generale. Ho potuto approfondire, per esempio, la progettazione diversificata e solidale dei nostri quattro plessi, ubicati in aree molto diverse tra loro, e il legame sempre più stretto con il territorio, grazie all’istituzione di tavoli tecnici di cui fanno parte rappresentanti di associazioni ed enti che poi ci supportano concretamente nelle nostre azioni. Ha destato interesse, per esempio, la collaborazione con la stampa locale che dà ai ragazzi l’opportunità di esprimersi attraverso una pagina su un settimanale locale e su un sito di notizie online. Mi hanno chiesto di comprovare tutta l’attività svolta con materiale fotografico e documentale”.

Come è avvenuta la scelta delle persone da intervistare? Prima ha accennato al fatto che alcuni sono stati segnalati da voi.

“La scelta è stata coerente con le aree oggetto di indagine, quindi relativamente ad ognuna hanno voluto confrontarsi con i docenti responsabili; i genitori sono stati scelti da noi, così come gli studenti, mentre loro hanno scelto sia i docenti curricolari sia quelli di sostegno. Insomma, è stata una verifica a tappeto su tutti gli aspetti sia gestionali, sia organizzativi, sia pedagogico-didattici. Non ci sono stati tempi morti. Su un aspetto in particolare, cioè le competenze chiave di cittadinanza su cui abbiamo creato percorsi verticali, ci hanno richiesto una integrazione di documenti e fotografie che abbiamo inviato nei giorni successivi alla visita”.

Che tipo di attenzione è stata riservata alla dispersione, che è una delle priorità strategiche della valutazione (Direttiva MIUR n. 11/2014)?

“Abbiamo portato il Nucleo a conoscenza dei protocolli di intesa con onlus e non profit per l’integrazione e il supporto dei bambini figli di persone immigrate che, lavorando in campagna anche nel pomeriggio, non hanno la possibilità di seguire i figli nei compiti e nelle attività di svago”.

Che cosa si aspetta dal rapporto che le verrà restituito dal NEV? Su quale aspetto crede che si concentreranno le critiche?
“La nostra scuola presenta una criticità importante, relativa ai test Invalsi: per due anni di seguito i nostri genitori non hanno mandato a scuola i loro figli proprio nei giorni delle prove”.

A cosa o a chi addossa la responsabilità di questo comportamento?

“Si tratta di un problema culturale. C’è ancora la tendenza a svalutare le pratiche di autoanalisi e di autovalutazione, figuriamoci la valutazione esterna. Negli ultimi tempi io e il mio staff ci siamo impegnati molto per condividere con l’intera comunità l’importanza delle prove e della valutazione, aprendo forum di riflessione in cui si raccolgono dubbi, domande, e soprattutto cercando di far attecchire il messaggio che le prove Invalsi non hanno l’obiettivo di mettere qualcuno alla gogna, ma solo di prendere coscienza della realtà per migliorare le eventuali disfunzionalità o incoraggiare a proseguire su un percorso vincente”.

Qual è stato il commento degli ispettori su questo punto?

“Ci hanno esortati a proseguire nel nostro percorso di contrasto al pregiudizio per portare all’esterno tutto quello che di bello e di importante facciamo ogni giorno. Lo ripeto, è stato per me un grande conforto poter contare su un simile atteggiamento, non siamo stati trattati come scuola che ha qualcosa da nascondere, ma tutto si è svolto in un clima di grande cordialità, professionalità e fiducia reciproche”.

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