Religione cattolica, calano alunni ma non i docenti. Nigi (Snals): no ad accorpamento classi

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Snals – “La religione è un pilastro della nostra educazione”. In un’intervista apparsa su tutti i 18 quotidiani del gruppo Espresso il segretario generale della Confsal e dello Snals-Confsal, Marco Paolo Nigi, commenta i dati che emergono dall’annuario relativo all’anno scolastico 2014/2015 presentato dal Servizio Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana per l’Insegnamento della Religione Cattolica.

Grazie alla fotografia scattata dal censimento – che ha preso in esame 189 diocesi su 223 – si rileva che il calo del numero di studenti che optano per l’ora di religione è contenuto ma costante (-5,7% in venti anni) con maggiori defezioni al nord della Penisola e con punte in Toscana ed Emilia Romagna.

Inoltre, alla diminuzione degli studenti non ne corrisponde una dei docenti di religione, che operano per classi non accorpabili e che sono sempre più laici e donne. I sindacati, che denunciano l’indecenza delle opzioni alternative (fare i compiti o uscire da scuola), sono anche fortemente critici con l’ultima riforma, la cosiddetta “Buona Scuola”, perché ci si è “dimenticati”dei professori di religione proseguendo così uno stallo che dura dal 2004.

Nigi sottolinea come un insegnante di religione prenda una retribuzione pari a quella degli altri insegnanti (“cioè poco”) e afferma che il numero dei docenti non deve variare in ragione del numero degli alunni, ma delle classi, in quanto in aula la si insegna a prescindere che seguano 12 o 30 studenti.

L’idea di accorpare le classi anche per gli insegnanti inviati dalla Curia, sorta in parallelo con la spending review per il personale della scuola, trova contrario lo Snals-Confsal.

“Ritengo sia una proposta sbagliata dal punto di vista didattico ed educativo – spiega Nigi -. Non vedo bene le classi aperte o pluriclasse. Ogni classe è un mondo educante a parte, chiuso. Siamo per la difesa del posto su due classi”.

In passato, racconta ancora, si è assistito a casi di docenti con doppio titolo (es. Laurea in filosofia e qualificazione per accedere all’insegnamento della religione cattolica) immessi in ruolo per insegnare religione ma che, col passare del tempo, sono finiti a insegnare l’altra materia per cui avevano abilitazione a tempo indeterminato, lasciando ad altri la cattedra di religione. Ora questo non sarà più possibile. Sul fronte del reclutamento, Nigi giudica “corretto” il fatto che gli insegnanti di religione non abbiano una classe di concorso nonostante sia loro richiesto un titolo di studio specialistico (es. Laurea in scienze religiose o teologia).

“Se si mettesse una classe di concorso, si modificherebbero le cose nella sostanza e la religione sarebbe equiparata ad una materia come la matematica – chiarisce -. Dovrebbe diventare allora obbligatoria per tutti”.

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