Immissioni in ruolo. Gilda: servono numeri organico di fatto in diritto e potenziamento infanzia

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“La questione organico di fatto/organico di diritto esiste da decenni, i dati sono contraddittori e la legge 107 non è riuscita a superarla: servono dati certi per pianificare le immissioni in ruolo”.

Lo dichiara Fabrizio Reberschegg, componente del centro studi nazionale di Gilda-Unams, rispondendo a Gianluca Vacca del M5s in un’audizione in commissione Cultura alla Camera sui profili attuativi della legge 107 del 2015

Riteniamo che la dizione ‘di norma’ nella previsione dei 22 alunni per classe con sostegno vada cassata e sostituita con ‘massimo’, altrimenti, se ci sono deroghe su deroghe, non è possibile un’inclusione seria”.

“Se si vuole prevedere che un docente di sostegno debba garantire questa funzione per 10 anni – continua – la politica deve decidere che ci sia una classe di concorso separata per il sostegno, perché non si può pensare che dopo 10 anni a fare solo questo si possa poi ricominciare a insegnare altro come se niente fosse. Noi riteniamo che 5 anni, come la legge prevede ora, siano un tempo giusto, ma che vadano centrati sull’allievo, non sul posto di lavoro dell’insegnante”.

Il nostro giudizio sulla formazione professionale è tendenzialmente positivo, perché finalmente si torna indietro, prendendo atto che la riforma Giannini è stata un disastro, poiché ha buttato alle ortiche un segmento importante della scuola italiana”.

“La delega è molto generica – continua – e ci vorranno molti interventi applicativi, soprattutto per definire le rispettive competenze di Stato e Regioni, ma è un buon punto di partenza, che consideriamo un atto dovuto dopo il disastro degli scorsi anni”.

“Ci preoccupa il fatto che nella delega sul diritto allo studio non ci sia nessun riferimento ai contributi volontari che i genitori devono pagare per la scuola: riteniamo necessaria una defiscalizzazione di questi contributi”.

“Quella sul percorso integrato 0-6 anni è una buona delega dal punto di vista formale, dato che abbiamo sempre detto che lo 0-3 doveva uscire dai servizi a domanda individuale per entrare in un percorso integrato. Siamo felici che ci sia la distinzione tra i percorsi 0-3 e scuola dell’infanzia, ma siamo preoccupati per la mancanza di chiarezza sul potenziamento della scuola dell’infanzia, che sarebbe necessario”.

Riteniamo positivo che le prove Invalsi vengano tolte dall’esame di terza media e che ci sia una semplificazione di quest’ultimo, ma non siamo d’accordo sul riconoscimento della media del 6 per poter accedere all’esame finale, o per essere promossi nella scuola di primo grado. Questa previsione agevolerebbe eccessivamente gli studenti”.

“Noi non siamo per la bocciatura facile – precisa – ma vorremmo una scuola seria, in cui per gli allievi non sia troppo semplice ottenere un titolo di studio o una promozione”

Perché introdurre le prove Invalsi come elemento dirimente per fare l’esame di maturità? Io comprendo che ci siano state delle difficoltà nella gestione dell’Invalsi perché molte persone non vi hanno partecipato, ma non si può obbligare a prove di tipo statistico: non neghiamo che siano importanti, ma la partecipazione dev’essere una scelta e non un obbligo”.

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