Il gattopardismo scolastico, ovvero il misconoscimento della valutazione dei dirigenti scolastici. Lettera

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Ricordate? Nel celeberrimo romanzo Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il Principe di Salina, Don Fabrizio, sostiene apertis verbis che “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. E ancora: “tutto sarà lo stesso mentre tutto sarà cambiato”.

È di tutta evidenza che la logica gattopardesca è inscritta nel DNA del nuovo sistema nazionale di valutazione dei dirigenti scolastici, sin dal suo concepimento. Difatti, già nella fase di avvio di tale procedura valutativa, attivata erga omnes per la prima volta a partire dall’anno scolastico in corso, dopo qualche scimmiottamento sperimentale su base volontaria, in Campania s’intravedono almeno tre indizi di colpevole perpetuazione della filosofia del gattopardismo, se non di una vera e propria restaurazione di vecchi sistemi di compressione dell’autonomia professionale dei dirigenti scolastici.

Come si suol dire, un indizio è solo un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi costituiscono una prova. Non va sottaciuto, poi, che trattasi di indizi “gravi, precisi e concordanti”, per usare una ben nota definizione del diritto processuale penale.

Primo indizio – opacità: disinvolta assenza di trasparenza della “procedura selettiva comparativa” finalizzata alla redazione di un albo dei coordinatori e di un albo dei componenti dei nuclei di valutazione. Si ricava peraltro la netta sensazione che il delicato momento del reclutamento degli “esperti”/valutatori sia stato considerato mero adempimento formale e burocratico con grave sottovalutazione dell’importanza decisiva che esso riveste ai fini della credibilità e della tenuta dell’intero impianto valutativo.

Secondo indizio – superficialità: trattandosi di una “procedura selettiva comparativa”, non sarebbe stato opportuno, sia sotto il profilo della correttezza formale che di quello sostanziale, affidare ad un’apposita commissione la valutazione delle candidature? Ovvero il possesso da parte degli aspiranti coordinatori e componenti di “specifiche e documentate esperienze in materia di organizzazione e valutazione” (art. 9 Direttiva n. 36 del 18 agosto 2016)? Sinceramente, la gestione dell’iscrizione agli albi di cui innanzi presenta aspetti inquietanti e rischia di compromettere l’intero procedimento valutativo nonché di annacquare il “senso” stesso della valutazione dei dirigenti scolastici, le cui finalità, com’è ben noto, sono la valorizzazione e lo sviluppo/miglioramento professionale della dirigenza scolastica, nell’orizzonte mentale del progressivo incremento della qualità del servizio scolastico.

Terzo indizio – pletoricità: per quanto attiene agli “esperti”/valutatori con la qualifica di dirigenti scolastici, ne risultano inclusi nell’albo dei coordinatori ben 154, uno per ogni 6 dirigenti circa da valutare; nell’albo dei componenti ne risultano iscritti addirittura 234, uno per ogni 4 dirigenti circa da valutare. Per inciso, in Veneto, dove è stata costituita una commissione ad hoc per l’esame delle candidature, nell’elenco degli aspiranti a coordinatore e componente con la qualifica di dirigente scolastico ne figurano 35, con un rapporto più plausibile 1:16,5. È fortissima la sensazione che le candidature non siano state affatto vagliate e che tutti gli aspiranti figurino comunque negli elenchi (redatti in rigoroso ordine alfabetico e senza nessun’altra indicazione).
In Campania, evidentemente, non mancano resistenze di dirigenti scolastici ad essere valutati, ma neppure v’è penuria di dirigenti scolastici che si propongono di valutare i colleghi.

Dulcis in fundo: il provvedimento con cui il Direttore Generale dell’U.S.R. per la Campania ha pubblicato in data 17 del corrente gennaio il Piano regionale di valutazione dei dirigenti scolastici per l’a. s. 2016-2017, sulla base della proposta formulata dal coordinatore regionale del servizio tecnico ispettivo, non reca nessuna esplicitazione circa i criteri di scelta dei dirigenti scolastici coordinatori e componenti dei team valutativi. Quali criteri di selezione sono stati utilizzati per attingere dai suddetti albi? Quali modalità procedimentali? Scegliendone uno o due per ciascuna lettera alfabetica? Estraendo a sorte? Designando quelli più allineati? O quelli in costanza d’incarico di reggenza?

Si riuscirà mai a scorgere un’esile linea di demarcazione tra discrezionalità e arbitrarietà?

Parafrasando Don Lorenzo Milani, che nel 1965 intitolava un suo bel testo L’obbedienza non è più una virtù, con il nuovo sistema nazionale di valutazione dei dirigenti scolastici l’obbedienza tornerà ad essere una virtù?
Intelligenti pauca!

Michele Di Filippo

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