Guerra. La classe di soli stranieri è una classe ghetto, non si fa integrazione in questo modo

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GB –  Il preside di Scienze della Formazione dell’ateneo bolognese, Luigi Guerra, è intervenuto sulla questione della classe ghetto di Bologna, chiarendo che è una classe ghetto :"Lo è sicuramente. Ma non ne hanno colpa aggiunge subito la scuola, né gli insegnanti".

GB –  Il preside di Scienze della Formazione dell’ateneo bolognese, Luigi Guerra, è intervenuto sulla questione della classe ghetto di Bologna, chiarendo che è una classe ghetto :"Lo è sicuramente. Ma non ne hanno colpa aggiunge subito la scuola, né gli insegnanti".

"Voglio essere cauto, seguo la vicenda da lontano" continua.  "Ma voglio anche dire con chiarezza che dal punto di vista pedagogico si tratta di un’esperienza del tutto inaccettabile. Chiarito ciò, vanno trovate delle altre soluzioni, insieme. Intendo dire che vanno trovati soprattutto investimenti, per permettere interventi più adeguati. Non si tratta insomma di tirare le pietre addosso ai docenti, ma di capire invece quali potrebbero essere le alternative. Altrimenti finiranno in un cul de sac, senza sapere come agire".

L’effetto ghetto è molto probabile:"Certo, e si rischierebbe anche in classi con 15 alunni stranieri e 8 italiani. Classi con soli migranti poi non le accetto, su questo non c’è “se” né “ma”. Non si può mettere però sotto accusa i docenti, una soluzione in situazioni del genere non se la possono inventare le Besta da sole, il problema non può essere affrontato dal solo Collegio docenti che si ritrova questi ragazzi iscritti (ad agosto, dopo il ricongiungimento familiari, ndr) senza sapere come distribuirli. Sono altri i livelli che devono farsi carico dell’integrazione".

"Attenzione" dice Guerra, "questa è la proposta della cosiddetta mozione Cota, presentata dalla Lega anni fa: creare classi separate per stranieri, per dare loro una prima alfabetizzazione. La mia risposta però è no. Quanto successo alle Besta non può essere venduta come un’esperienza pilota. Deve essere chiaro che questi ragazzini non impareranno affatto l’italiano interagendo solo con gli insegnanti. Se questo è lo scopo, non è centrato".

 

Una classe sperimentale per gli stranieri in una scuola media di Bologna
 

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