Graduatorie ad esaurimento. ANIEF: “Approvato il Milleproroghe: l’aggiornamento slitta al 2018/19, sconfitta dei precari”

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ANIEF – Il Governo ha chiesto e ottenuto dal Senato l’approvazione definitiva del testo, contenente delle norme che fanno arretrare ulteriormente i diritti dei supplenti abilitati all’insegnamento nella scuola pubblica: passa la proroga di un anno, voluta dal Pd, della validità delle GaR dove risultano ancora collocati circa 50mila supplenti.

ANIEF – Il Governo ha chiesto e ottenuto dal Senato l’approvazione definitiva del testo, contenente delle norme che fanno arretrare ulteriormente i diritti dei supplenti abilitati all’insegnamento nella scuola pubblica: passa la proroga di un anno, voluta dal Pd, della validità delle GaR dove risultano ancora collocati circa 50mila supplenti.

Marcello Pacifico (presidente Anief): non solo si continua ad impedire ai precari di far parte delle GaE, malgrado ne avessero pieno diritto, ora quelle graduatorie si congelano per un anno in più. In tal modo, ancora per diverso tempo il Miur continuerà a chiamare l’80% dei supplenti da graduatoria d’Istituto. Noi avevamo chiesto di far cadere questo tabù, ma non ci hanno dato retta. Come è accaduto con il concorso a cattedre, che si baserà su esclusioni illegittime – dei precari con 36 mesi di servizio, dei laureati, del personale di ruolo e degli abilitandi sulle discipline e sul sostegno – ma anche su prove a dir poco discutibili e nuove macro classi di concorso che riducono la qualità della didattica. Non rimane che la via del tribunale.

Ottenendo la fiducia del Senato, con 155 voti favorevoli e 122 contrari, il Governo è riuscito a far approvare definitivamente in serata il testo del decreto Milleproroghe 2016: un provvedimento che, a livello di scuola, fa arretrare ulteriormente i diritti dei docenti precari. Tra le norme che riguardano il comparto Istruzione figura, infatti, oltre che l’indicazione come data ultima dicembre 2016 sull'adeguamento delle strutture scolastiche alle norme anti-incendio, anche la proroga di un anno, al 2018/19, della validità delle graduatorie ad esaurimento dove risultano ancora collocati circa 50mila docenti, oltre la metà dei quali appartenenti alla scuola dell’infanzia e primaria.

“Il Senato, che ha approvato l’emendamento Pd voluto alla Camera ad inizio febbraio, si fa carico di una responsabilità non indifferente – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief -, perché con questo slittamento si impedisce a migliaia di precari rimasti nelle GaE di spostarsi da una provincia all’altra dopo un triennio di purgatorio. Anziché consentire l’aggiornamento annuale delle graduatorie e l’inserimento dell’intero personale abilitato nelle ex-graduatorie permanenti, come già disposto vent’anni fa quando la scuola funzionava, si opera al contrario: graduatorie blindate, anche per chi ha diritto ad entrarvi, ed ora pure bloccate per un anno in più”.

“Il risultato di questa operazione – continua Pacifico – è che nei prossimi anni il Miur continuerà a chiamare come supplenti quei precari delle graduatorie d’Istituto che non vuole stabilizzare. E quei laureati a cui intende impedire l’accesso al concorso a cattedra, perché non abilitati. Noi avevamo chiesto, proprio nel Milleproroghe, di far cadere questo tabù. Invece, anche il prossimo mese di settembre ci ritroveremo con l’80 per cento delle supplenze fatte da graduatoria d’Istituto.  E questo è davvero assurdo, perché si tratta quasi sempre di personale formato abilitato all’insegnamento come i loro colleghi assunti invece senza questi laccioli”.

“Come Anief – dice ancora il suo presidente nazionale – non possiamo che registrare questa ennesimo flop politico nei confonti della scuola. Che si somma, nel produrre danni ai precari, a quello del concorso a cattedre in via di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale: un concorso che si baserà su esclusioni illegittime – dei precari con 36 mesi di servizio, dei laureati, del personale di ruolo e degli abilitandi sulle discipline e sul sostegno – ma anche su prove a dir poco discutibili e nuove macro classi di concorso che riducono la qualità della didattica e dell’insegnamento nelle nostre scuole pubbliche. La via del tribunale rimane, a questo punto, l’unica percorribile”.

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