Ecco che prof. sono, mi autodenuncio. Lettera

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Mi autodenuncio perché tento di trasmettere agli studenti la voglia di sognare, ma senza farsi illusioni.

Mi autodenuncio perché vedo la Scuola come affettività, amore e conoscenza e non come sacrificio. Mi autodenuncio perché abbraccerei tutti i miei ragazzi per il bene che voglio a ciascuno di loro.

Mi autodenuncio perché vivo la mia funzione di insegnante come quella di un regista in classe. Mi autodenuncio perché vedo gli studenti come degli attori protagonisti che vanno in scena ogni giorno.

Mi autodenuncio perché sento il mio ruolo di docente come quello di un maestro per i propri allievi.

Mi autodenuncio perché non sono e non voglio essere una guida per gli studenti, ma mi impegno ogni giorno affinché loro stessi possano acquisire responsabilità individuale e autonomia di pensiero.

Mi autodenuncio perché, nella Scuola come nella vita, sono le persone quelle che contano.

Mi autodenuncio perché vado a scuola alla ricerca della e delle verità. Mi autodenuncio perché ritengo che la Scuola sia l’avamposto in cui battersi senza stregua per il diritto umano alla conoscenza. Mi autodenuncio perché cerco di trasformare la scuola da dentro.

Mi autodenuncio perché la Scuola è vita e ogni docente dovrebbe essere libero di poter svolgere il proprio compito in maniera viva, coinvolgente, appassionante, al di là del nozionismo e dei rigidi programmi scolastici che, invece, ne sono la tomba.

Mi autodenuncio perché lavoro quotidianamente per essere quel professore che non ho mai incontrato quando ero ancora uno studente.

Mi autodenuncio perché mi ostino a credere più nella singola persona che nei numeri o nei voti che devo dare a ciascun ragazzo per un obbligo ministeriale.

Mi autodenuncio perché, in classe, vedo tante persone diverse quanti sono gli studenti e non faccio mai confronti tra l’uno e l’altro.

Mi autodenuncio perché, a scuola, supero il concetto manualistico delle lezioni e lavoro direttamente con i ragazzi.

Mi autodenuncio perché, dentro e fuori l’aula scolastica, mi rapporto con gli allievi che mi trovo in carne e ossa davanti agli occhi e non con quelli che i registri misurano come si misurano le quantità.

Mi autodenuncio perché utilizzo i programmi ministeriali soltanto in modo trasversale o per tematiche guardando, perciò, più agli obiettivi formativi e legati alla persona che al conseguimento del programma.

Mi autodenuncio perché non mi importa di finire le pagine del libro di testo.

Mi autodenuncio perché ho sostituito l’ansia di non riuscire a finire il programma con l’attenzione verso il percorso maieutico e didattico di ogni singolo studente e delle varie Classi.

Mi autodenuncio perché considero il libro di testo soltanto uno dei vari e possibili strumenti, ma non il più importante né il privilegiato, anzi.

Mi autodenuncio perché cerco ogni giorno di dare ai ragazzi delle motivazioni forti e convincenti per fargli scegliere, ogni mattina, di andare a scuola.

Pier Paolo Segneri

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