Donne, una su due non lavora. Colpa del percorso di studi e delle mamme

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La McKinsey & Company-Valore D ha svolto una ricerca sulle difficoltà di accesso al mondo del lavoro da parte delle giovani donne, cercando di indagarne i motivi.

La McKinsey & Company-Valore D ha svolto una ricerca sulle difficoltà di accesso al mondo del lavoro da parte delle giovani donne, cercando di indagarne i motivi.

Intanto, le neet, cioé le donne che non studiano e non lavorano in italia sono il 49% (1 su 2) e concentrate soprattutto al Sud con una percentuale che varia dal 65 al 70%. Numeri da record, in un contesto europeo il cui tasso di disoccupazione è secondo solo a Nord Africa e Medio Oriente.

Quali i motivi di tali percentuali di donne inattive in Italia?

Si parte dall’infanzia, età compresa tra i 6 e i 10 anni, e dai giochi che i genitori sono soliti svolgere insieme ai figli.
Infatti, mentre i padri giocano in modo indiscriminato disegnando, facendo giochi di movimento o giocando ai videogiochi, le mamme applicano una discriminazione, riservando alle fanciulle giochi legati al ruolo di casalinga, mentre con i maschi privilegia giochi da tavolo.

Altro fattore analizzato riguarda gli indirizzi scolastici scelti. Le ragazze scelgono spesso indirizzi che presentano maggiori difficoltà lavorative e minore soddisfazione remunerativa, come l’ambito letterario, linguistico, giuridico, chimico-farmaceutico. Lasciando la formazione tecnico-scientifica, che presenta maggiori opportunità lavorative, ai ragazzi.

Inoltre, sono le ragazze a dover fare un passo indietro negli studi nel caso in cui la famiglia presenta difficoltà economiche. Infatti, il tasso di abbandono femminile, per questi motivi, è del 25% alle superiori e, addirittura, del 67% all’Università.

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