Dati Istat su disoccupazione. Rete della Conoscenza ”Renzi guarda il dito e non la Luna, la realtà è ben diversa”

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Rete della Conoscenza – “I dati Istat devono essere letti dentro la congiuntura, con una ripresa economica che vede l’Italia ancora su basse percentuali di crescita e decisamente indietro rispetto agli altri Stati europei, e il quadro internazionale, con la disoccupazione in netto calo in tutta l’Unione Europea, come confermano i dati odierni dell’Eurostat” – dichiara Riccardo Laterza, Portavoce Nazionale della Rete della Conoscenza – “

Rete della Conoscenza – “I dati Istat devono essere letti dentro la congiuntura, con una ripresa economica che vede l’Italia ancora su basse percentuali di crescita e decisamente indietro rispetto agli altri Stati europei, e il quadro internazionale, con la disoccupazione in netto calo in tutta l’Unione Europea, come confermano i dati odierni dell’Eurostat” – dichiara Riccardo Laterza, Portavoce Nazionale della Rete della Conoscenza – “ Al contrario Renzi, come ormai ci ha abituato, non perde occasione per commentare dati, che restano in ogni caso di corto respiro, andando alla ricerca dei numeri più favorevoli per la propaganda governo sugli effetti del Jobs Act, nascondendone altri molto più scomodi: non a caso vengono messi in evidenza il calo del tasso di disoccupazione (generale e giovanile) e l’aumento dei contratti a tempo indeterminato (+0,3% su ottobre), ma si tace sull’aumento su base annua degli inattivi (+138.000 unità), che testimonia il crollo della fiducia nella ricerca di un lavoro, e l’aumento degli indipendenti, dato interessante ma controverso perché contiene i tanti giovani che di fronte a occupazione intermittente, precarietà e discontinuità di reddito decidono di aprire la partita IVA

“Un quadro più realistico della situazione emerge dall’incrocio di questi dati con quelli dell’Eurostat sull’occupazione a 3 anni di diplomati e laureati: solo un laureato su due trova lavoro nel nostro Paese, mentre siamo fanalino di coda per l’occupazione dei diplomati (30,5% a fronte di una media UE del 59,8%)” – dichiara Alberto Campailla, Portavoce nazionale di Link – Coordinamento Universitario – “Le statistiche sui laureati sono ancora più imbarazzanti perché risultiamo il Paese con meno laureati fra i 30 e i 34 anni, con una percentuale del 23,9% contro la media europea del 37,9%: pochi laureati e disoccupazione intellettuale, una situazione paradossale ma che la dice lunga sulla dequalificazione del mercato del lavoro italiano e sulla scarsa propensione agli investimenti e all’innovazione della nostra classe imprenditoriale

“Se Renzi dimostra di guardare il dito e non la Luna, giocando con i numeri per fini propagandistici, dal nostro punto di vista non c’è niente da celebrare, bensì risulta necessario mandare in soffitta la retorica della flessibilità in nome dei giovani, che in questi anni ha portato soltanto a livellare verso il basso le tutele di tutti” – conclude Laterza – “La vera discontinuità per cui continuiamo a mobilitarci risiede nell’universalizzazione delle tutele e degli ammortizzatori sociali, nel diritto allo studio per tutti, nel ritorno a una vera e propria programmazione industriale e a un piano di investimenti pubblici in Ricerca e Sviluppo, per fare dell’innovazione, della riconversione ambientale, della conoscenza e dell’inclusione le basi della crescita del Paese, al posto delle parole d’ordine attuali, sempre più schiacciate su sfruttamento, dequalificazione dei saperi e precarietà”

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