Concorso: ecco i compiti di alcuni docenti bocciati. Coord. Naz. TFA: non siamo “coloro che nessuno vorrebbe come insegnante dei propri figli”

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Il CNT, Associazione Coordinamento Nazionale TFA, intende rispondere ai reiterati attacchi della stampa nazionale e dei media che si sono occupati del concorso di cui al D.D.G 106 23 febbraio 2016 (reclutamento del personale docente nella scuola pubblica italiana) con una iniziativa concreta, pubblicando alcuni compiti di candidati bocciati alla prova scritta.

Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad una lunga serie di articoli derisori e dai toni eccessivi e spesso aggressivi nei confronti della classe docente italiana, costituita anche da persone già duramente selezionate a seguito di un serio iter concorsuale, il Tirocinio Formativo Attivo o TFA. Nel corso degli ultimi anni, infatti, moltissimi docenti si erano già sottoposti a tre prove altamente selettive per formarsi sul campo, attraverso un percorso di studio, formazione e pratica didattica. Queste stesse persone sono oggi bollate come “somari” o accusate di analfabetismo da giornalisti che si sono informati poco sul tenore delle prove e sullo svolgimento del concorso.

Giova ricordare che il concorso bandito a febbraio, con tre mesi di ritardo rispetto ai tempi previsti dalla L. 107/2015, è iniziato con le prime prove scritte il 28 aprile scorso: solo in pochissimi casi però è già pronta una graduatoria di merito da cui attingere per le future assunzioni in ruolo. Molti candidati, invece, ancora non conoscono l’esito della prova scritta svolta nel mese di maggio. Questa situazione variegata, differente per le diverse classi di concorso e spesso difforme anche tra le singole regioni, è parimenti osservabile nelle griglie di valutazione che ogni regione ha approntato per giudicare i concorsisti nella prova scritta. Correttezza, pertinenza, completezza e originalità sono le voci a cui i commissari hanno attribuito un punteggio (per l’ammissione all’orale occorreva totalizzare 28/40, ovvero 7/10 in una scala in decimi, ben oltre la normale soglia della “sufficienza”; le domande aperte valevano 5,5 punti, mentre i testi in lingua straniera e le relative risposte un totale di 7 punti). I criteri sono effettivamente trasparenti, ma pongono un primo problema relativo alla forte disparità riscontrata tra le diverse classi di concorso e le diverse regioni: è evidente che ogni commissione ha utilizzato criteri diversi nell’attribuire ad un compito un maggiore o minore apporto di originalità nello svolgimento della traccia, per fare un esempio. Tracce che peraltro erano molto lunghe e dense.

In articoli piuttosto approssimativi si parla falsamente di prove a crocette e di domande sulle capitali europee. Il concorso invece chiedeva di svolgere otto quesiti in 150 minuti. Sei domande aperte volte a saggiare le competenze disciplinari, didattiche e metodologiche dei futuri docenti e due testi di media lunghezza in lingua straniera (livello B2 secondo EQF), comprensivi di una batteria di cinque domande a scelta multipla ciascuno. Nel caso delle classi di concorso di lingua straniera, l’intera prova era costituita da otto quesiti aperti da svolgere nella lingua prescelta. I quesiti richiedevano una trattazione completa e si articolavano in più punti: si rendeva necessario operare una sintesi tra contenuti accademici di alto livello e riferimenti disciplinari adatti all’ordine e al grado della scuola richiesta, calandoli nella pratica didattica e ottemperando anche alle eventuali richieste bibliografiche e normative. Difficile? Per un insegnante abilitato certamente no. Ma ci si dimentica che una prova così concepita ha anche bisogno del tempo adeguato. In soli diciotto minuti questa trattazione diventa confusa e convulsa ed è forse accettabile per due o tre domande. Non certamente per sei quesiti. Il tempo – e le tastiere che funzionavano meglio – hanno condizionato non poco l’esito della prova.

Stentiamo a credere che docenti già duramente selezionati abbiano scritto “cmq” o “xchè” come alcuni articoli vanno dicendo. Se così fosse stato, allora la bocciatura si spiegherebbe. Ma, a fronte di bocciature che hanno falciato anche il 90% dei candidati, forse varrebbe la pena di soffermarsi su possibili errori di battitura come inversioni di lettere, dettati dalla fretta o da un programma che nemmeno consentiva il copia-incolla, indispensabile per scrivere veri e propri mini saggi accademici in una manciata di minuti. Ad apparire come capro espiatorio o come coloro “che nessuno vorrebbe come insegnante dei propri figli” non ci stiamo. Per questo abbiamo deciso di controbattere pubblicando i compiti dei bocciati, i “bocciati a pieni voti” (#bocciatiapienivoti), coloro che con quel poco tempo a disposizione e con quelle domande articolate e complesse hanno dimostrato di essere preparati e rapidi, ma forse non abbastanza per chi era convinto che avessero almeno otto ore per svolgere tali tracce.

Tutti i compiti raccolti sono liberamente accessibili nella cartella dropbox “Bocciati a pieni voti” ( https://www.dropbox.com/sh/ uxg5j38o91426nw/ AABNJu8OIW80msAwmsJMBWbva?dl=0 ); alcuni di essi saranno pubblicati anche sulla pagina Facebook “Coordinamento Nazionale TFA”.

Associazione Coordinamento Nazionale TFA

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