Concorso docenti 2016. Diventare insegnanti in Italia è difficile perché il ruolo viene ridotto a semplice burocrate

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Diventare insegnanti in questo Paese è ogni giorno sempre più difficile e non solo per i continui cambiamenti che il piano di reclutamento dei nuovi docenti subisce da parte di ogni nuovo Governo o Ministro. 

Lo diventa perché quotidianamente il ruolo dell’insegnante viene attaccato, deriso e svilito nonché ridotto sempre più a quello di un semplice burocrate, smontando continuamente quella funzione sociale che è del formatore delle future generazioni nonché dei futuri cittadini e della futura classe dirigente.

In un Paese che tra quelli Occidentali occupa ogni anno le ultime posizioni in tema di risorse destinate alla ricerca, alla cultura ed all’istruzione, accade inoltre che due tra i più autorevoli quotidiani nazionali, ovvero Il Corriere della Sera e La Repubblica, attraverso due articoli pubblicati sulla loro edizione on line, liquidino la complicata questione dell’ultimo concorsone in maniera deontologicamente scorretta e frettolosa.

Davvero facile per gli autori dei due articoli giustificare la grande mole di candidati non ammessi alle prove orali con la falsa asserzione che “i docenti non sono in grado di usare il computer”, come se la mancata promozione ad un concorso, che ricordiamo essere per docenti e non per dattilografi dipendesse esclusivamente dal saper o meno utilizzare il computer.

Risulta davvero difficile credere che tanti aspiranti docenti siano risultati incapaci di utilizzare un semplice editor di testi (dove l’unica abilità informatica richiesta era quella di usare un mouse ed una tastiera) e che questa lacuna abbia poi portato alla mattanza che si è verificata.

Ci ritroviamo così, ancora una volta, a dover spiegare quali sono i veri motivi dell’alta percentuale di bocciati, e lo spieghiamo a tutti gli italiani, in particolare agli autori dei due citati articoli, i quali, non rispettando le buone norme del giornalismo, non hanno minimamente ascoltato le altri parti in causa, ovvero i candidati.

Non è colpa dei candidati se, lontanamente ad ogni logica e da ogni professionalità, è stato loro richiesto di preparare sei distinte e complete lezioni in un lasso di tempo improponibile e spesso su tracce molto complesse.

Non è colpa dei candidati se, durante la procedura concorsuale, come testimoniano i verbali, diversi terminali si sono spenti, cancellando gli elaborati già realizzati o addirittura perdendo i codici identificativi dei candidati.

Non è colpa dei candidati se a questo si è aggiunta la presenza di domande di comprensione di testi in lingua straniera molto elaborate, da risolvere in pochi minuti.

Non è colpa dei candidati se, a fronte di tutte queste difficoltà, la prova era superabile solo con una votazione non inferiore a 28/40, punteggio altissimo.

Queste sono le reali motivazioni alla base dell’alta percentuale di bocciati. A cui non è così sbagliato aggiungere che ci sia stata una vera e propria volontà ministeriale di rendere il concorso iperselettivo. Peccato però, che i candidati fossero tutti già in servizio. Non si trattava di una selezione fra neolaureati, ma fra veri insegnanti, che hanno rinunciato alle loro vite in quei mesi per prepararsi adeguatamente, la notte, tra una correzione di compiti in classe e la preparazione delle loro lezioni.

Ci sono quindi altre verità che gli articoli in questione non hanno assolutamente preso in considerazione, e che a questo punto portiamo all’attenzione delle due testate (e non solo).

Non viene scritto che quella stessa classe docente giudicata non idonea dalle commissioni del concorso è prontamente richiamata dallo Stato, anno dopo anno, per coprire le cattedre vacanti con reiterati contratti a tempo determinato.

Non viene scritto che molti di quei docenti hanno già superato brillantemente un altro concorso a numero chiuso, ovvero il concorso di accesso al TFA.

Non viene scritto che ogni docente ha già dovuto sborsare oltre 2.500 € ciascuno per sostenere le tasse di frequenza del corso abilitante che però non aveva valore concorsuale, nonostante avesse guadagnato l’accesso con un concorso selettivo basato su tre prove.

Non viene scritto che ci sono centinaia di candidati che, nonostante che le prove concorsuali siano terminate mesi e mesi fa, sono ancora in attesa della loro graduatoria di merito.

Queste sono le vere assurdità di questo concorso e non la presunta incompetenza di un docente nel saper utilizzare una tastiera. Queste sono le vere assurdità che noi dell’ADAM continueremo a denunciare e a raccontare, per ridare al corpo docente la dignità che merita e che conquista ogni giorno in classe.

Nicolò Aurora, direttivo nazionale ADAM

Concorso a cattedra, molti docenti bocciati perché non sanno usare computer

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