Riforma scuola: cambiamo anno di prova per avere insegnanti all’altezza del compito

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inviato da Gruppo di Firenze – Molti dei progetti governativi illustrati nel dossier “La buona scuola” riguardano gli insegnanti. L’operazione più vistosa è senz’altro la contemporanea assunzione in pianta stabile dei 148.000 che nel settembre 2015 dovrebbero risultare inseriti nelle graduatorie a esaurimento.

inviato da Gruppo di Firenze – Molti dei progetti governativi illustrati nel dossier “La buona scuola” riguardano gli insegnanti. L’operazione più vistosa è senz’altro la contemporanea assunzione in pianta stabile dei 148.000 che nel settembre 2015 dovrebbero risultare inseriti nelle graduatorie a esaurimento.

Di questi, secondo il testo, circa 25.000 sono vincitori o dichiarati idonei nel concorso del 2012. Tutti gli altri sono colleghi che hanno lavorato, anche per molti anni, come supplenti.

La decisione è stata accolta da molti comprensibili consensi, ma anche da forti riserve. Tra gli altri, Giovanni Belardelli sul “Corriere della Sera” dice: “ Il ministro avrebbe avuto il compito di spiegare in che senso l’assunzione in massa di precari (a scapito, evidentemente, di altri, più giovani, aspiranti insegnanti) corrisponderebbe a quel principio del merito che si vorrebbe fosse un caposaldo della grande riforma” .

Certo che, di fronte alla situazione creatasi nel tempo, è difficile per il governo non comportarsi un po’ come un curatore fallimentare, che, lungi dal poter far tornare le cose allo status quo ante , può soltanto prendere le decisioni meno ingiuste rispetto ai vari interessi in gioco.

Ma qualcosa si può e si deve fare almeno per evitare che eventuali docenti inadeguati si aggiungano a quelli che già si trovano negli organici (per lo più indisturbati). Lo strumento ci sarebbe, ed è l’anno di prova a cui i nuovi assunti si devono sottoporre e che si conclude con una relazione e un colloquio del candidato di fronte a una commissione di valutazione formata dal dirigente e da due colleghi eletti dal Collegio docenti.

Nella grande maggioranza dei casi, però, conformemente all’italica allergia al rigore e alla responsabilità, la cosa viene trattata come una pura formalità, con la consueta collusione, per omissione di controlli, dell’apparato ministeriale. Nei rari casi in cui l’anno di prova non viene superato, lo si fa ripetere l’anno successivo in un’altra scuola e alla fine anche i peggiori ce la fanno.

Di conseguenza, tra tanti sbandierati diritti, gli studenti italiani non hanno mai avuto la certezza di incontrare maestri e professori all’altezza del loro compito. Si può allora chiedere al Ministro Giannini e al Presidente del Consiglio di rottamare anche questa consuetudine e di rendere veramente rigorosa la prova, possibilmente integrando le commissioni con un funzionario degli uffici scolastici provinciali o regionali?

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