La maestra Rosalinda scrive a Matteo Renzi

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redazione – Dal sito di Silvia Chimienti (M5S) la lettera di Rosalinda G. al premier Renzi.

redazione – Dal sito di Silvia Chimienti (M5S) la lettera di Rosalinda G. al premier Renzi.

Caro Matteo,

scusami se mi permetto di usare un tono così confidenziale ma siamo coetanei, anzi tu sei anche più giovane di me, e il tuo modo di fare è molto “social” e quindi penso con difficoltà ad un approccio più formale.

Ti dico subito che non sono un’elettrice del Pd, lo sono stata, ma attualmente appartengo alla folta schiera dei disillusi della politica, pur avendo molti amici militanti e riconoscendo che al suo interno ci sono persone di un certo valore. Se tu sia una di queste, ti dico in tutta onestà non l’ho ancora capito.

Ci sono cose che dici che mi fanno sperare bene (prima fra tutte la necessità di mettere in busta paga un po’ di soldi ai redditi bassi, credimi 80 euro, se non li toglierete in fase di conguaglio, fanno davvero comodo, altrimenti saranno una iattura) ed altre che mi lasciano molto perplessa.

Quando è iniziato il tuo tour nelle scuole mi ha molto colpito il fatto che tu abbia mandato una mail in cui chiedevi di segnalare i problemi della scuola e mi sono sempre ripromessa che lo avrei fatto. Sono un’insegnante da che mi ricordi, pur avendo appena 40 anni, lavoro da 22 e ho visto e vissuto tutte le sue trasformazioni. In questi giorni i rumors su una possibile riforma della scuola diventano sempre più insistenti e dato che di solito, storicamente, tra luglio ed agosto si sono consumate le peggiori nefandezze politiche ai danni della scuola, vorrei porgerti il punto di vista di un’insegnante, pedagogista e mamma.

Mi permetto però di cominciare non da un’analisi di tipo politico – sono certa che avrai chi saprà fartela molto meglio di me – ma di parlarti partendo dal mio vissuto personale e familiare, che in parte è anche il tuo. Penso che l’errore più grande quando si mette mano politicamente alla scuola sia che non ci si ricordi che dietro un capitolo di spesa importante, perchè a garanzia di un servizio importante, ci sono persone : alunni, docenti, famiglie. Non sono molto amante di gossip, ma tempo fa leggevo su un sito di informazione scolastica, che Agnese, la tua signora, nostra collega, ha scelto di sospendere la sua attività d’insegnante perchè i tuoi figli soffrivano la mancanza del padre.

So che difficilmente ci troveremo d’accordo su questa cosa, perchè il mio disappunto nei tuoi confronti è nato quando, nel bel mezzo della battaglia legale che noi docenti meridionali abbiamo dovuto intraprendere per vederci riconosciuto il diritto alla mobilità territoriale, sottratto dalla Gelmini riprendendo un’idea di Fioroni (lei non ha pagato per la norma introdotta e riconosciuta incostituzionale, noi pur avendo vinto la battaglia legale stiamo ancora pagando) tu affermasti in tv che, avendo una moglie precaria, conoscevi la faccenda e ritenevi ingiusto che ci venisse riconosciuto il diritto alla mobilità, perchè questo toglieva lavoro ai docenti del luogo.

E’ proprio questo il fatto: noi abbiamo fatto ricorso, i tribunali ci hanno riconosciuto vincitori e siamo partiti separando spesso le nostre famiglie ma non Firenze- Roma, nel mio caso specifico Palermo-Bologna. Tu dirai “è stata una tua scelta”, il problema è proprio questo: noi non scegliamo mai. La tua signora ha potuto scegliere, noi siamo sempre obbligati, perchè l’alternativa nel mio caso era, dopo 20 anni d’insegnamento, laurea e vari diplomi post laurea, nutrire la grossa fila di disoccupati presenti al sud. Noi abbiamo fatto le valigie e siamo partiti, noi abbiamo asciugato le lacrime dei nostri figli, abbiamo gestito le loro altalene emotive, abbiamo rassicurato i nostri mariti lontani, abbiamo pagato con i nostri 1250 euro affitti e trasferte, sotto il fuoco incrociato di chi, come te, non ci voleva al nord perchè toglievamo lavoro e di chi desiderava che mai più tornassimo al sud per non “togliere lavoro” (ai precari rimasti).

E ti posso assicurare che il mio è il lavoro più bello del mondo ma svolto per pochi spiccioli al netto di queste enormi spese economiche, emotive e spesso anche fisiche può diventare veramente usurante. Ti dico questo, non per puro populismo, ma per farti capire che la politica va esercitata nel rispetto delle persone e delle leggi.

Le riforme vanno contrattate, studiate, sperimentate e per essere efficaci il più delle volte devono partire da un investimento e non da un taglio imposto.

Altrimenti si cerca di spacciare una economia per riforma. Inoltre non basta avere una “opinione su una faccenda”: in questo caso la tua opinione e quella della Gelmini e di Fioroni erano sbagliate. La legge è stata fatta lo stesso, anche se incostituzionale, nessuno ha pagato tranne noi che l’abbiamo subita. Nella scuola ciò succede spesso. E’ questo uno dei motivi per cui sono contraria alla valutazione a cui affidare eventuali “avanzamenti di carriera”.

Gradirei che prima di valutare magistrature e insegnanti, il Parlamento si facesse oggetto stesso di valutazione e nel caso in cui si commettono degli errori ne rispondesse, senza alcuna immunità. Perchè questi non sono “reati di opinione”, queste sono inefficienze, danni erariali.

Altro motivo è che la scuola martoriata dai tagli si basa molto sulla “solidarietà” tra colleghi: lo scambio di materiali, il regalo di tempo, lo scambio d’informazioni. Far diventare gli alunni il terreno di scontro, per una manciata di soldi in più, a discrezione del dirigente, che in quanto persona potrebbe non essere scevra di pregiudizi, errori di valutazione o preferenze, non mi sembra una buona idea. E nemmeno legare le retribuzione al rendimento. Perchè concorrono moltissime variabili a tale obiettivo: condizioni economiche, sociali, culturali… e spesso il “successo scolastico” assume connotazioni diverse in ambienti diversi. La prima cosa che farei io, al tuo posto, sarebbe cercare di offrire una medesima offerta di servizio, ad esempio un tempo pieno uguale al sud e al nord: questo aiuterebbe le famiglie, senza sostituirsi ad esse.

La scuola è infatti un luogo di cultura dove si costruiscono persone e menti, non un parcheggio. Non mi sembra una buona idea tenere i ragazzi dalle 7 alle 22, con 30 giorni di “ferie”. Non sarebbe più un luogo a misura di bambino, forse sarebbe più economico, anche per le famiglie, ma di certo non rispondente alle esigenze del ragazzo.

La scuola, dobbiamo ricordarci, non è dei genitori, non è della politica, la scuola è dei ragazzi. La sospensione delle attività didattiche, che come saprai è in linea con gli altri paesi europei, diventa per i nostri ragazzi il “laboratorio” in cui, rielaborando le conoscenze acquisite, sperimentandole nel quotidiano, diventano competenze.

Sono maestra di primaria, ogni volta che inizio una prima i bambini studiano fino a dicembre, poi c’è la pausa. E succede il miracolo….nei giorni successivi alle vacanze anche chi era più in difficoltà nell’acquisizione del processo di letto-scrittura, spesso riesce. Cosa è successo? Niente…ha soltanto avuto tempo di “sedimentare” e rielaborare in un contesto diverso. Tutte le maestre lo sanno.

Il contesto extrascolastico diventa laboratorio, luogo per rielaborare le conoscenze acquisite, sperimentarle, trasformare l’ “ozio” (nella concezione greca) in apprendimento. Perchè i ragazzi hanno bisogno di “annoiarsi”, di non avere la vita programmata sette giorni su sette, 11 mesi l’anno con 32 giorni di ferie. Sono ragazzi non impiegati o detenuti. In Francia, ad esempio, oltre al sabato e alla domenica, c’è il mercoledì libero. Sono mamma di bambine piccole, conosco la necessità di noi genitori di “parcheggiare” i nostri figli, ma so anche che la scuola non è il posto giusto e che noi insegnanti non siamo i “parcheggiatori” giusti.

Tempo fa scrissi un libro sulla questione: io credo che la scuola debba essere PER TUTTI fino alle 17. Mi sembra…

 

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