Compiti a casa: le cattive madri che interferiscono nelle questioni didattiche. Lettera

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Cara signora Francesca Romana, che Lei sia una cattiva madre lo ha ammesso, quindi non sarò io a doverglielo dire.

Tuttavia, da insegnante, non posso esimermi dal fare qualche osservazione sulle Sue parole che ritengo molto gravi, considerando anche il fatto che Lei, a quanto pare, di professione fa la psicologa. Lei, quando aveva l’età di Sua figlia, non ha mai passato estenuanti pomeriggi di compiti?

Non so quanti anni abbia ma credo che, con il passare del tempo, i compiti assegnati a scuola siano sempre di meno. O forse Lei aveva una madre altrettanto cattiva? Non so, può essere. Ad ogni modo, mi sembra che Lei sia sopravvissuta a un così grave flagello.

Non Le pare logico, inoltre, che quando un bambino si assenta perché malato, i compiti servano a recuperare le lezioni perse? O al limite, se proprio l’argomento trattato in classe non è chiaro, non Le pare logico rivolgersi all’insegnante e pregarlo/la di perdere un po’ di tempo a rispiegare la lezione, in modo che Sua figlia, e i suoi compagni, ne possano trarre beneficio? Lei davvero crede che la felicità di un bambino si misuri in base al tempo che, durante la domenica, può sottrarre all’esecuzione delle attività assegnate?

Ma se anche così fosse, non ci sarebbe nulla di male, a patto che se ne parli con gli insegnanti, quelle persone così cattive e insensibili che hanno come unico scopo quello di rendere infelici le povere creature (oppure i genitori che si sentono in dovere di seguire passo passo i figli nell’esecuzione dei compiti, sostituendosi a loro, se è il caso).

C’è una circolare ministeriale del 1969 (precisamente la n. 177 del 14 maggio di quell’anno) che così recita: “Questo Ministero è venuto nella determinazione di disporre che agli alunni delle scuole elementari e secondarie di ogni grado e tipo non vengano assegnati compiti scolastici da svolgere o preparare a casa per il giorno successivo a quello festivo, di guisa che nel predetto giorno non abbiano luogo, in linea di massima, interrogazioni degli alunni, almeno che non si tratti, ovviamente, di materia, il cui orario cada soltanto in detto giorno”.

Anche se con l’autonomia scolastica le vecchie circolari (mai abrogate, tra l’altro) non hanno più un ruolo prescrittivo, la cosa più logica sarebbe quella di mettersi a tavolino e discutere con il consiglio di classe (o interclasse alle elementari), serenamente, senza far valere diritti inesistenti (trascorrere in pace la domenica … io, insegnante, lavoro sempre) ma semplicemente arrivare ad un accordo tra le parti. Ad esempio, se i “compiti della domenica” sono assegnati il mercoledì, nessuno impone di eseguirli per il lunedì successivo proprio la domenica.

Lei, che è anche psicologa, davvero crede che impedendo a Sua figlia di fare i compiti – con le conseguenti note di demerito che da cattiva madre ignora, senza pensare che l’effetto su Sua figlia non è esattamente edificante – la renda una bambina felice e vogliosa di imparare? Imparare cosa? A fare la furba? A sottrarsi ai doveri che, una volta cresciuta, non potrà evitare? E come affronterà la vita di domani che impone obblighi cui non possiamo sottrarci? Allora per Sua figlia non ci saranno note di demerito ma qualche calcio nel fondoschiena.

Ha presente il mondo del lavoro? Magari no, magari è una libera professionista e fa quel che vuole. Magari non lo è e ha trovato il modo di vivere felice senza dover fare ciò che le sembra scomodo, insignificante e anche alquanto dannoso. Lei è davvero convinta che siano i docenti a far odiare la scuola, con tutti quegli obblighi che minano il diritto alla felicità di bambini e bambine, torturati da orchi e streghe che nemmeno nelle fiabe?

Lei crede di essere ritenuta un’irresponsabile. A mio modesto avviso, Lei non lo è, non solo quello, almeno. Nemmeno la ritengo una cattiva madre. Credo solo che sia Lei, non gli orchi e le streghe, a vivere in una fiaba. Quando ne uscirà, si renderà conto che interferire in modo irrazionale nelle questioni didattiche può solo essere deleterio per Sua figlia. Forse allora se ne pentirà. Ma di certo non avrà insegnato alla bambina a vivere assumendosi delle responsabilità. Non è aggirando gli ostacoli che si cresce ma superandoli.

prof.ssa Marisa Moles

Sono una cattiva madre, dico “Basta compiti!”

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