CLIL, perché non renderne facoltativa l’applicazione?

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E’ questa la proposta lanciata sulle pagine di Scuola24, scaturita da un esame dell’applicazione della nuova metodologia nella scuola Italiana.

Ricordiamo che la metodologia CLIL è stata introdotta dai decreti 88/2010 e 89/10, che prevedono l’insegnamento di una disciplina non linguistica (DNL) in una lingua straniera nell’ultimo anno dei Licei e degli Istituti Tecnici e di due discipline non linguistiche in lingua straniera nei Licei Linguistici.

Il monte ore della disciplina da insegnare in lingua straniera è passato dal 100% al 50%, come possiamo leggere nella circolare Miur n. 240/2013. Questo perché il  Ministero si è reso conto delle difficoltà riscontrate nell’applicazione della normativa.

Le difficoltà sono svariate e di varia natura: docenti non formati; mancanza di dati sulle scuole con docenti di DNL con livello C1 (quello richiesto dalla normativa) e dell’efficacia delle azioni svolte, ossia dei vantaggi derivanti per gli alunni; scuole che non realizzano l’insegnamento in lingua straniera di una DNL secondo il monte ore previsto (50%), ma che si limitano a svolgere dei moduli pluridisciplinari.

Il problema principale risiede nel fatto che i docenti non sono stati formati, per cui si rischia di rendere sterile la nuova metodologia che, laddove applicata, diventa un adempimento burocratico. Tale modo di procede non solo non è efficace, ma può essere controproducente.

Considerati i suddetti problemi, Scuola24 avanza la proposta sopra citata, ossia rendere facoltativa l’applicazione della metodologia CLIL, in modo che la stessa venga applicata in quelle scuole motivate e in cui vi siano le risorse necessarie.

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