Assegnazioni provvisorie senza deroghe come risarcimento ai docenti assunti ante legge 107. Lettera

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Questa è la storia di una docente del Sud come tante che, stanca di ottenere poche ore di supplenza nella propria provincia e di dover sottostare ai ricatti miserevoli delle scuole paritarie, anni fa decide di fare le valigie e trasferirsi al Nord.

Ricordo come fosse ieri la decisione: la sensazione di angoscia nel fare domanda di aggiornamento GAE, senza sapere se quella scelta avrebbe potuto cambiare in meglio o peggio la mia vita. Il timore di sbagliare provincia e di vanificare la scelta dolorosa che stavo facendo. La consapevolezza del vincolo quinquennale e non triennale di permanenza (all’epoca per disincentivare i trasferimenti dei meridionali al Nord si erano inventati anche questo), che mi avrebbe portato lontano da casa per una fetta importante della mia esistenza.

Una scelta obbligata, perché non potevo permettermi di restare in sede di residenza, non avendo nessuno (né genitori, né marito) a cui eventualmente appoggiarmi, come invece potevano fare in tante colleghe precarie rimaste in provincia a stagnare nelle graduatorie. Dopo anni di studio investiti per formarmi come docente, non potevo tradire le mie aspirazioni e cambiare lavoro. Lo dovevo a me stessa, agli enormi sacrifici che avevo fatto – da sola – per laurearmi, abilitarmi e specializzarmi nei tempi dovuti.

Ebbene, la scelta della provincia, fatta completamente al buio, si rivela vincente. Riesco a ottenere il tanto agognato ruolo, anche se su sostegno (sono di Lettere) e mi trasferisco a 2000 km da casa, lasciando gli affetti più cari. Interrompendo, mio malgrado e nella sofferenza più grande, relazioni che a distanza non potevano durare. Sobbarcandomi di costi di affitto e viaggio impensabili, conducendo una vita fatta di rinunce perché uno stipendio da docente al Nord non consente di vivere, ma di sopravvivere. Tiro avanti lo stesso e lavoro con dedizione, dando il massimo, senza concedermi neanche un giorno di malattia o di ferie. Perché visti i costi dei voli poter ritornare dai propri affetti diventa un lusso insostenibile. Confido, comunque, di rientrare prima o poi in provincia, facendo anni di gavetta senza lamentarmi. Perché mi illudo di essere ancora in uno stato di diritto, in cui chi lavora onestamente e non cerca stratagemmi per sottrarsi agli impegni presi, viene ricompensato.

Ma non faccio i conti con la salita al potere di Matteo Renzi e le sue velleitarie e letali soluzioni di cambiamento. Con la Buona Scuola assisto all’annullamento dei sacrifici fatti in tanti anni di sudato lavoro. Mi oppongo da subito, faccio tutti gli scioperi possibili, seguendo con sconcerto l’iter di approvazione della riforma e scontrandomi contro la viscida euforia di molti precari, entusiasti di essere finalmente assunti, anche a costo della propria dignità professionale. Con un piano assunzionale scriteriato e illogico, tale da determinare una situazione mostruosa, saturando il sistema della mobilità, irreversibilmente.

Un piano vergognoso, che anziché scaglionare in modo razionale le assunzioni, inventa dal nulla il degradante organico del potenziamento, così da far entrare nel mondo della scuola gente che non vi aveva mai messo piede. Il danno è fatto: la scuola si trasforma nel peggiore degli ammortizzatori sociali. Per sanare questa situazione caotica e ingovernabile, prevedono quindi una mobilità straordinaria, che di straordinario ha solo il numero di errori dell’algoritmo, che finisce per avvantaggiare docenti con punteggi ridicoli i quali scavalcano vecchi docenti di ruolo con punteggi superiori, come la sottoscritta, che ovviamente non ottiene trasferimento. Una vergogna nazionale senza precedenti, a cui si sommano le conciliazioni riservate ai soli neoassunti, gli ambiti e la chiamata diretta estesi ai vecchi docenti di ruolo, che dalla riforma si vedono non solo penalizzati, ma fortemente vessati nei diritti acquisiti. A questa situazione già abbastanza surreale e incresciosa, si aggiungono la deroga al vincolo triennale di permanenza per i docenti neoassunti e l’equiparazione del servizio di preruolo al ruolo nell’ultimo contratto della mobilità 2017/18. Docenti che sono rimasti tranquillamente nella propria provincia, accontentandosi di pochi spezzoni perché avevano qualcuno che li mantenesse, si sono quindi ritrovati raddoppiato il punteggio, messo sullo stesso piano di chi aveva prestato servizio di ruolo intero a centinaia di chilometri da casa, sostenendo spese enormi. Per il prossimo anno scolastico, quindi, una marea di persone dirottate in giro per l’Italia si contende una manciata di posti, solo il 30%, per provare a rientrare.  E inizia il “tutti contro tutti”, con docenti disposti a dichiarare il falso pur di ottenere punti utili per il trasferimento: servizio su paritaria spacciato per statale, ricongiungimento al convivente trasformato in coniuge, titoli inesistenti e quant’altro. Uno squallore senza fine, soprattutto se rapportato a lavoratori che dovrebbero educare ed insegnare comportamenti corretti.

Adesso leggo dell’ennesima richiesta dei docenti neoassunti di ottenere anche per quest’anno scolastico assegnazioni provvisorie in deroga al vincolo. E continuo a chiedermi perché questi docenti abbiano fatto domanda di assunzione, sapendo che sarebbero stati assegnati ad ambiti nazionali. Se non erano disposti a trasferirsi, perché hanno inviato richiesta? Hanno scelto queste condizioni, si assumano una buona volta la responsabilità della propria scelta. Personalmente, dopo tutti gli anni passati fuori, credo di avere diritto a rientrare a casa. Quando ho deciso di trasferirmi, non avevo mica la certezza del ruolo che hanno avuto i neoassunti: avevo solo il baratro davanti. E comunque potevo contare su un sistema di turn over regolare che mi avrebbe consentito di ritornare a casa in un numero ragionevole di anni, rispettando i vincoli che mi erano stati imposti.

Se avessi saputo del piano di assunzioni renziano e dei vantaggi che i neoassunti hanno avuto per rimanere ad ogni costo a casa, non mi sarei di certo trasferita anni fa! Chi me lo avrebbe fatto fare? E invece sono qui, ai nastri di partenza, come nel peggiore gioco dell’oca, retrocessa a posizione iniziale ad aspettare un trasferimento che chissà quando potrà mai avvenire. Tra precedenze 104 sospette e punteggi abnormi, neanche fra 10 anni. Sarò superata da un numero incalcolabile di furbetti che, come lo scorso anno, provano a farla franca dichiarando il falso. Basti guardare il file nazionale dei trasferimenti 2016 per scorgervi anomalie palesi, relative ai punteggi dichiarati. E già mi preparo spiritualmente per far partire, al momento della pubblicazione degli esiti, tutte le possibili domande di accesso agli atti per stanare i disonesti.

Quando anni fa ho scelto di trasferirmi al Nord, come avrei potuto prevedere una situazione simile, con un cambiamento così violento delle regole del gioco, tale da annichilire in un attimo tutti i miei progetti? Adesso dovrei pure accettare l’ennesima deroga alle assegnazioni provvisorie per i neoassunti? Ma io pretendo il ritorno ad AP ordinarie e alle vecchie regole! Come risarcimento ai danni morali ed economici che ho dovuto subire dall’introduzione della Buona Scuola, che ha cancellato con un colpo di spugna anni di sacrifici e che mi ha tolto la speranza di poter vivere finalmente una vita dignitosa.

Daniela Marino

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