Anche S. Agostino si ritirò dall’insegnamento per burnout: parola di dirigente scolastico

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Cominciamo l’anno dando la parola al vertice. Una testimonianza preziosa diuna donna (Agata) che, alla guida di un liceo, vede, nel corso della carriera, difficoltà personali alternarsi a capacità professionali, per giungere inesorabilmente e senza appello a un’usura psicofisica impietosa che impone il getto della spugna anzitempo.

Cominciamo l’anno dando la parola al vertice. Una testimonianza preziosa diuna donna (Agata) che, alla guida di un liceo, vede, nel corso della carriera, difficoltà personali alternarsi a capacità professionali, per giungere inesorabilmente e senza appello a un’usura psicofisica impietosa che impone il getto della spugna anzitempo.

Una visionechiara dell’ultima riforma previdenziale e soprattutto sconsolata della cosiddetta Buona Scuola che “è stata scritta da chi la Vera Scuola non conosce”. Un dirigente che veramente ama quel mondo, riconoscendogli lafunzione di trampolino di lancio nella sua vita, nonché occasione di crescita e riscatto sociale: un Capo d’Istituto che, come tanti, fail suo dovere senza contrapporsi agli insegnanti ma che li comprende e valorizza poiché, lei stessa, proviene da quel mondo. Vedremo peròcome dedizione, professionalità, sensibilità, due lauree e numerose altre doti personali non riusciranno a reggere l’onda d’urto diun sistema perverso che ha svilito, fino all’inverosimile, la seconda agenzia educativa rappresentata dalla scuola. Infine, comeper ciascuno di noi, la vita di relazione con la sua impronta: la salute precaria, le delusioni affettive, i genitori da assistere edaltri imprevisti vanno ad aggiungere quei pesi cui nessuno, neanche la nostra dirigente, può sottrarsi. Dove trovare riparo? Comedifendersi da una vita che non lascia scampo? Come ripartire? La storia ci racconta che il disfacimento educativo cominciò col ’68quando nella scuola venne spezzata la preziosa alleanza tra insegnanti e genitori, culminata coi decreti delegati del ’74. Daallora scuola e famiglia furono oggetto di strali istituzionali, pubblici e politici, che ancora oggi non accennano a diminuire. Perinvertire la tendenza occorre ripristinare quell’indispensabile alleanza riconoscendo ruolo, impegno e usura a chi opera nel settorea beneficio delle generazioni cui passeremo il testimone.

Le riflessioni seguiranno la lettera di Agata (nome di fantasia) nellacui storia i riferimenti di tempo e di luogo sono, come sempre, tutti modificati per non rendere identificabile la protagonista. A lei imiei ringraziamenti per l’importante testimonianza.

La storia di Agata

Nasco nel 1956 in una città del Centro Italia. Figlia unica di un sartosiciliano e di una trovatella: coppia male assortita. Comprendo presto che posso contar solo su di me. Inizio a leggere libri sulibri. Sposata a 22 anni  nel 1978 con un istitutore conosciuto a scuola, da cui mi son separata nel 1985, ho un figlio, nato nel1980, vissuto con me fino al  2007 e da allora informatico a Torino. La scuola è stato il mio ascensore sociale: oggi dirigo illiceo da cui uscii col massimo dei voti nel 1975, trovandovi appunto anche l'amore e il padre di mio figlio. Nel 1979 laurea in lettereclassiche con lode, nel1984 in filosofia con lode sulle Confessioni di Agostino (A Pavia visitai la sua tomba, seguii le sue orme fino aCartagine e Ippona: la sua rinuncia all'insegnamento può essere vista a mio parere come il caso più illustre di burnout). Nel1987vinco il concorso a cattedre per italiano e latino nei licei della mia città. Dal 1999 mi son dovuta occupare dei genitori. Dal2007 vivo con mia madre (ultranovantenne). Nel 2004 gioco la carta del concorso a preside e dopo 3 anni  nel 2007 vado a dirigereun ITI. Muore mio padre dopo 10 anni di demenza senile. A fine 2009 diagnosi di neoplasia linfatica: 12 cicli di chemioterapia semprelavorando. Mi concedo due sole settimane di convalescenza e per la prima volta in tanti anni salto gli esami di maturità. Vengo infinedichiarata in remissione.
Nel 2013 torno nella mia città a dirigere il mio liceo … sed quantus mutatus ab illo … accorpatocoll'artistico e con le scienze umane: 1200 studenti (50 disabili) e 150 docenti. Mi impegno al massimo, faccio da giunto cardanico. Lasegretaria, al mio arrivo ancora potente e temuta, si ammala di cancro e, dopo lunga malattia, muore lo scorso luglio. Oltre aldolore per la sua perdita devo fronteggiare le scadenze di un bilancio da 750 mila euro ed è per me uno sforzo immane, ma … theshow must go on.
Sempre a luglio, appena usciti i primi diplomati della riforma Gelmini, la L.107 muta dalla radice la natura della miaprofessione: non più la leadership educativa, mi si richiede l'ingegneria gestionale. Vorrei praticare l'obiezione di coscienza,secondo il principio "ad impossibilia nemo tenetur". Si volevano assumere i precari? Bene, ma si poteva far anche senzatogliere i docenti dalle classi ad anno inoltrato. La fase C è un altro caos La legge è scritta da chi non conosce la scuola. I tempibrevi della politica non coincidono con quelli, necessariamente più lunghi, della scuola.
Seneca scrive: "Non venit vulnus ad cicatricem in quo medicamenta temptantur" (non cicatrizza laferita in cui si provano tante medicine).
Ad agosto  son diventata nonna e aumenta  la voglia di autorottamarmi. Colsistema contributivo di Opzione Donna la pensione sarà bassa, ma la vita non ha prezzo: la scuola 2.0 non si fa coi docentiultrasessantenni imprigionati dalla Fornero.
Ascolto il mio corpo, un tempo robusto, oggi solo pesante, che ogni mattina mi dice:“Basta! Fammi scendere dalla giostra!”. A scuola spesso alle 13 non sono ancora riuscita ad andare in bagno e a prendere un caffè.L'ansia mi stringe alla gola già all'alba e, solo affrontando le varie incombenze, cala in tarda mattinata. La sera crollo presto perrisvegliarmi in piena notte, senza riuscire a riprender sonno e allora mi metto a leggere.
Come resistere fino al prossimo 31 agosto? Senza crollare, senza piangere in pubblico, senza insultarenessuno, senza perder la stima di cui godo tra i docenti?
Il paradosso è che a norma di legge dovrei tutelare i miei dipendentidallo stress lavoro-correlato, io che non riesco neanche a tutelare me stessa!

Riflessioni

Agata sembra legata a doppio filo con la scuola, anzi col suo liceo chedapprima l’ha istruita, quindi le fatto incontrare l’amore della vita (unico anche se durato poco), infine l’ha elevata al rango didirigente scolastico. Una vita nel complesso non facile che provvede a temprarla in vista di prove assai dure sul versante privato:separazione dal marito, tumore, assistenza dei genitori anziani e malati. E professionalmente? Non sembrano esserci stati particolaricon studenti, famiglie e colleghi e l’ambiente liceale può avere certamente giovato poiché ben altra è la musica negli IstitutiProfessionali. Il passaggio a preside cambia tipo di impegno e moltiplica le responsabilità. Agata tuttavia non perde contatto conla realtà dei suoi ex-colleghi ma ne condivide i pesi e comprende i loro drammi (gli errori della Buona Scuola e la sciagurata riformaprevidenziale firmata dalla Fornero). Anche sul versante amministrativo comprende l’importanza di andare d’accordo con laDSGA nonostante il suo carattere forte. Segno che la dirigente ha compreso il valore delle alleanze che, a dispetto dei conflittiinterpersonali, fanno risparmiare energie fisiche e psichiche. Eppure tutto questo sembra non bastare se Agata è sull’orlo di una crisidi nervi, schiacciata tra il bisogno di piangere in pubblico e la voglia di insultare il mondo intero. Anche da questi particolari sicapisce che i provvedimenti varati dal Governo non funzionano e l’esito finale non può essere che il paradosso evidenziato: tu chestai male sei chiamata a occuparti della salute di altri colleghi che sono affetti dai tuoi stessi disturbi. Ma per fare questoproficuamente occorrono specifiche competenze medico-legali che i dirigenti non possiedono e le Istituzioni si ostinano a negare. Agatapotrà decidere se scappare con l’Opzione Donna o restare al suo posto affrontando scientemente il dettato del DL 81/08. Dovràreperire apposite risorse e affidarsi a professionisti seri che si occupano di prevenzione dello Stress Lavoro Correlato nei docenti. Ecosì sarà per tutti i dirigenti scolastici dei vari Istituti, altrimenti per la Buona Scuola del 2016 si prevedono botti, ma nonsaranno quelli di Capodanno.

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