Amianto nelle scuole, a rischio in 400.000 in Italia, mancano discariche e mappe

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Quattrocentomila persone in Italia rischiano di ammalarsi di tumore al polmone a scuola.

Sono i 350.000 studenti e i 50.000 fra docenti, bidelli e impiegati, che studiano e lavorano nelle 2.400 scuole italiane costruite usando questo materiale.

Sul problema ha relazionato alla Camera il Movimento 5 Stelle, che ha promosso un convegno per fare un bilancio a 25 anni dell’approvazione della legge 257 del ’92, che mise al bando questo materiale.

Molte delle cose previste dalla norma non sono state attuate: manca una mappatura completa degli edifici con amianto, mancano le discariche, buona parte del materiale finisce in Germania o, peggio, in discariche delle ecomafie. Mancano soprattutto i soldi per fare le bonifiche. I fondi vengono stanziati dai governi, poi vengono stornati verso spese considerate più urgenti.

Il documentario “Asbeschool”, presentato al convegno, mostra una scuola a Firenze e una a Oristano dove il cemento dei muri è impastato con l’amianto. Per evitare che dalle pareti si liberino fibre cancerogene, i presidi hanno vietato di piantare chiodi nei muri, di sbattere le porte, perfino di correre.

Ogni anno in Italia secondo il Ministero della Salute si ammalano 3.000 persone per l’amianto, di mesotelioma pleurico e tumore al polmone, che lasciano poco scampo.

Secondo la onlus Osservatorio nazionale amianto, i casi sono almeno il doppio. I siti a rischio nel paese sono 53.000, ma il dato è incompleto perché molte Regioni non hanno mai fatto una mappatura accurata.

Le aree più a rischio, con l’amianto che si sbriciola nell’aria, secondo l’Ispra sono 380. Bonificarle costerebbe 40-50 milioni di euro all’anno per almeno tre anni. Si stima che in Italia ci siano 40 milioni di tonnellate di materiali edili contenenti amianto. Non aiuta a combattere l’emergenza il groviglio normativo.

Le leggi nazionali in materia sono 248, le norme regionali 400, spesso scoordinate. Al Senato è in discussione un Testo Unico sull’amianto che razionalizzi la normativa, e i Cinquestelle hanno proposto un loro disegno di legge.

“Le mappature si potrebbero fare già oggi dalle foto da satellite – spiega il deputato Massimo De Rosa -. Occorre rendere conveniente per i privati smaltire l’amianto. Ma prima dobbiamo fare le discariche, e per questo bisogna parlare con la popolazione, far tornare la fiducia nelle istituzioni. Poi occorre svincolare certi interventi dal patto di stabilità. Calcoliamo che 1 miliardo di euro investito nella bonifica generi 20.000 posti di lavoro”.

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