Alternanza scuola lavoro, si può trasformare in un’occasione per imparare qualcosa. Lettera

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Gentilissimo/a docente,
Mi consenta di dissentire dalle sue credenze e si fermi un attimo a guardare poco lontano da Lei, là dove non è tutto grigio e tremendo: il primo giorno di scuola dell’anno scorso i miei compagni ed io ci sedemmo in classe sconcertati a fissare la nostra insegnante di storia e filosofia, la professoressa Angela Maria Trimarchi, che iniziò a leggere alcune parti della legge 107 e a darci i dovuti chiarimenti in merito (come mi auguro abbia fatto Lei o uno dei suoi colleghi); nessuno di noi fu felice di apprendere quanto gli veniva richiesto, fui io la prima a dissentire, ad oppormi e a cercare invano un modo per liberarmi di quell’obbligo fastidioso che ci era stato imposto.

Poco alla volta capì che le intenzioni del mio liceo riguardo l’alternanza scuola lavoro erano quelle di plasmare una legge con degli evidenti limiti e trasformarla davvero in un’occasione per imparare qualcosa, per sperimentarci e per capire cosa vorremmo diventare domani: sono al quarto anno e lo so. “La mia vocazione” è nata quest’anno e il merito è proprio dei miei docenti, in particolare la referente dei progetti di alternanza scuola lavoro del mio istituto: la professoressa Antonella Lo Castro, e dei tutor esterni che mi hanno accompagnata e stimolata.

Mi duole dover ammetter che in Italia è sempre più forte la tendenza a buttare giù anche quel poco che potrebbe andare bene, a criticare invece di costruire, mattone dopo mattone, realtà che possano creare speranze e futuro: la triste verità è che l’italiano medio sta sempre in un angolo a criticare, mai al centro pista a combattere per i propri ideali. Nello specifico un insegnate, proprio perché sviluppa le menti e innesca il pensiero critico dei suoi studenti, dovrebbe tentare di dare una visione oggettiva e ha soprattutto il compito di saper trarre il meglio, anche da dove è più difficile trovarlo, soprattutto da lì!
Concordo pienamente con lei: fare i galoppini non serve a nessuno. Le chiedo: è necessario farlo davvero?

Diverse scuole hanno firmato patti d’intesa con gli uffici, con i negozi e con altre attività utili solo a sfruttare gli studenti. Mi chiedo se lei abbia lottato per fornire ai suoi studenti un progetto stimolante e capace di lasciar loro qualcosa o se si sia soltanto occupato di aderire alla prima iniziativa, senza proporre e interessarsi al bene dei suoi studenti, e di andarsene in giro a criticare.
Siamo un Paese a pezzi e abbiamo bisogno di ricominciare e di lavorare tutti insieme: gli scarica barile li abbiamo già e sono quelli che giorno dopo giorno ci hanno tolto tutto.

Un grandissimo esempio italiano, portato avanti da una grande donna, che costruisce ponti e annaffia le speranze degli studenti è Gemma Gemmiti, editrice della Gemma Edizioni e responsabile di un progetto editoriale che offre agli studenti la possibilità di apprendere il sistema editoriale e di sviluppare ex novo un libro: scelta dei racconti, grafica, impaginazione, marketing, pubblicità. Gemma ha aperto le porte, e il suo cuore, a tantissime scuole: magari se anche Lei facesse aderire la sua scuola al rientro dall’ impegno lavorativo potrebbe osservare studenti soddisfatti, motivati, interessati. E posso dirle di più: la Gemma Edizioni offre infinite possibilità al termine del progetto tanto che una studentessa del mio liceo è stata selezionata dagli editor della sua casa editrice e presto verrà editato il suo primo libro.

La invito e la prego di mettersi in gioco per i suoi studenti, per i suoi figli, per i suoi nipoti: in un futuro incerto sarebbe bello essere affiancati ed educati, alla vita e non solo alla cultura, da personalità propositive, attente, interessate. Se il Governo ci vuole ignorante, gli insegnati solo l’unica speranza per formare uomini e donne capaci di affrontare la vita con intelligenza e competenza: giovani di tutta Italia contano anche su di lei, non ci deluda.

GLORIA LEONARDI

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