Abolizione del valore legale del titolo di studio, depositata proposta di legge

Di Lalla
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Marco Barone – Con il concetto valore legale del titolo di studio, si tende a definire la complessità delle situazioni giuridiche che emergono in relazione al conseguimento di un dato e certo titolo scolastico od universitario, purché tale titolo sia rilasciato da scuole od università autorizzate in tal senso.

Marco Barone – Con il concetto valore legale del titolo di studio, si tende a definire la complessità delle situazioni giuridiche che emergono in relazione al conseguimento di un dato e certo titolo scolastico od universitario, purché tale titolo sia rilasciato da scuole od università autorizzate in tal senso.

Ed ovviamente, giusto per intenderci, il ruolo dello Stato nella gestione della cosa pubblica, perchè il valore legale del titolo di studio è cosa pubblica, è fondamentale.

La fonte normativa d’ispirazione principale è quella contenuta nell’art. 172 del regio decreto 31 agosto 1933, n. 1592, recante "Approvazione del testo unico delle leggi sull’istruzione superiore", le lauree e i diplomi conferiti dalle Università e dagli Istituti superiori hanno esclusivamente valore di qualifiche accademiche.

L’abilitazione all’esercizio professionale è conferita in seguito ad esami di Stato, cui sono ammessi soltanto coloro che:

a) abbiano conseguito presso Università o Istituti superiori la laurea o il diploma corrispondente;

b) abbiano superato, nel corso degli studi per il conseguimento del detto titolo, gli esami di profitto nelle discipline che sono determinate per regolamento.

Ma in particolar modo nell’articolo 33 della Costituzione italiana lì ove si afferma al quinto comma che “È prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale”.

Due parlamentari della Lega nord hanno depositato la proposta di legge A.C. 1094 dal titolo "Abolizione del valore legale dei titoli di studio"

Nella premessa si legge che la presente proposta di legge intende abolire il requisito del valore legale del titolo di studio per la sola partecipazione ai concorsi pubblici, anche per raggiungere l’obiettivo di eliminare quel meccanismo un po’ perverso che non premia i meritevoli, bensı` coloro che sono stati favoriti in virtu` di votazioni piu` alte, ottenute in istituti scolastici e universita` meno scrupolosi a valutare l’effettiva preparazione degli allievi.

Si effettua un richiamo al sistema vigente del Regno Unito, così scrivendo Nel Regno Unito non esiste il valore del titolo legale. Pur in assenza di norme statali, le universita` anglosassoni hanno ormai da tempo curricula armonizzati (sia nella durata che nei contenuti), essendo obbligate ad allinearsi a quegli standard.

Un solo articolo dalla seguente previsione: Ai fini della partecipazione ai pubblici concorsi, non puo` trovare applicazione la previsione del requisito del titolo di studio avente valore legale.

Il Dossier del Senato realizzato a marzo 2011 n. 280 destinato alle esigenze di documentazione interna per l’attività degli organi parlamentari e dei parlamentari affronta la questione del valore legale del titolo di studio.

E’ interessante notare come in tale documento si faccia espressamente riferimento al sistema vigente del Regno Unito od a quello Statunitense. Per esempio si legge che in sede di emanazione del Royal Charter, “una funzione consultiva è riconosciuta alla Quality Assurance Agency for Higher Education (QAA), l’Agenzia per la garanzia della qualità dell’educazione superiore. La QAA è un ente indipendente, il cui Consiglio di amministrazione è composto da 15 membri: 4 sono eletti dagli organismi rappresentativi dei vertici delle istituzioni educative; 4 sono nominati dagli enti pubblici che finanziano l’educazione superiore; 6 sono membri indipendenti, dotati di ampia esperienza professionale nell’industria, nel commercio, nella finanza o nelle professioni, eletti dallo stesso Consiglio d’amministrazione; 1 è uno studente, anch’esso eletto dal Consiglio d’amministrazione”.

Oltre alle funzioni consultive già menzionate, la QAA svolge un’attività di valutazione esterna della qualità dei servizi resi dalle università agli studenti, che va ad affiancarsi alle attività di valutazione interna che le stesse università compiono. La valutazione si conclude con la pubblicazione di rapporti (accessibili al pubblico sul sito internet della QAA), contenenti valutazioni e suggerimenti per rafforzare i punti che abbiano mostrato carenze

Si riportano esempi sul “reclutamento” di avvocati ed ingegneri e si evince che la “Solicitors Regulation Authority e il Bar Standards Board hanno istituito un organo comune – il Joint Academic Stage Board (JASB) – il cui compito è quello di individuare le caratteristiche (ad esempio, numero di crediti e di esami che devono essere necessariamente superati) che un corso di studi deve presentare affinchè il diploma di laurea rilasciato al termine del corso stesso possa valere ai fini dell’accesso alla professione di solicitor o di barrister”.

Mentre per gli ingegneri “il processo di accreditamento riguarda il singolo corso e non il dipartimento o l’istituzione nel suo complesso. Esso viene effettuato dalle singole organizzazioni professionali consorziate nel Council”.

Insomma la proposta di Legge è stata depositata, ma a parer mio questa materia non la si può risolvere con una semplice proposta di legge, ma è una questione più complessiva ed articolata che deve assolutamente armonizzarsi con i principi della Costituzione e la nostra Costituzione è pensata ed è stata pensata e scritta per il riconoscimento del valore legale del titolo di studio.

Certo, l’introduzione dei crediti formativi e curriculari, la certificazione delle competenze, la valutazione esterna delle scuole e delle università, l’alternanza scuola lavoro, sono tutte questioni che lentamente conducono verso quella che rischia di essere la fine del valore legale del titolo di studio.

A parer mio è già iniziata l’agonia del valore legale del titolo di studio, solo che non è stato ancora pienamente compreso. Una iniezione alla volta , una misura alla volta, per il conseguimento dell’obiettivo finale. Chiamasi strategia a lungo termine che ha lo scopo di favorire l’elevata competizione tra i lavoratori, produrre lavoratori , il famigerato capitale umano, e non menti critiche e pensanti e scomode al sistema, di favorire il business degli enti di certificazione e di chi erogherà titoli di un certo prestigio.

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